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Il caso

Ecco la bufera sulla sanità lucana: cosa c'è nell'inchiesta che entra nel palazzo della Regione

Il regolamento di conti di Rapolla, si indaga sulla premeditazione della vendetta

Vincenzo Montemurro

Ci risiamo: quattro anni dopo - era il 2018 - aver sconvolto per la prima volta la politica lucana, al punto che il presidente della Regione si dimise causando l'interruzione anticipata (mai successo prima) della legislatura regionale, la sanita' e' tornata oggi a far tremare il principale palazzo politico della Regione Basilicata, dove sono indagati l'attuale presidente della Regione e due assessori in carica, mentre il capogruppo di Forza Italia, Francesco Piro, e' in carcere e ha gia' fatto protocollare le dimissioni dal suo avvocato. Nel 2018 a cadere fu una giunta di centrosinistra guidata da Marcello Pittella (ex Pd, ora Azione), oggi il terremoto riguarda da vicinissimo il centrodestra, anche se il governatore, Vito Bardi, ha reagito alla bufera - ed all'acquisizione del telefono cellulare da parte degli inquirenti - manifestando "piena disponibilita'" a collaborare e annunciando che restera' al suo posto, "in un momento di gravissima crisi come questo". Non e' finita: oltre a Piro, e' stata arrestata - ma ai domiciliari - Maria Di Lascio, sindaco di Lagonegro (Potenza), sospesa dal prefetto di Potenza, Michele Campanaro; fra gli indagati vi sono il neosenatore di Fratelli d'Italia, Gianni Rosa, per fatti che risalgono a quando era assessore regionale; un ex assessore alla sanita', Rocco Leone (attuale consigliere regionale FdI); il direttore generale dell'azienda ospedaliera "San Carlo" di Potenza, Giuseppe Spera, interdetto dalle funzioni pubbliche; il segretario generale della giunta regionale lucana, Antonio Ferrara, e l'assessore comunale di Lagonegro, Gianni Mastroianni. Senza contare, appunto, gli attuali assessori regionali Francesco Fanelli (Agricoltura) e Donatella Merra (infrastrutture), entrambi della Lega. L'inchiesta si occupa di Bardi, in particolare, in relazione al suo presunto interessamento per il trasferimento di un finanziere: la cosa era stata presa a cuore da Piro nella convinzione che il governatore lucano - ex vicecomandante generale delle Fiamme gialle - potesse ottenerlo facilmente. Per il resto, Bardi stesso ha spiegato che le delibere di giunta chiamate in causa in relazione ad alcune vicende sono "atti pubblici, senza secondi fini". Il presidente della Regione e altri indagati devono rispondere anche della facilita' e della corsia preferenziale ottenuta, nei primi, drammatici momenti della pandemia, per essersi sottoposti a tamponi. Accusa, anche in questo caso, respinta da Bardi. Un luogo e una persona - Lagonegro e Piro - dominano comunque la scena dell'inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza, concentrata sui reati di induzione indebita, corruzione, tentata concussione e altri reati contro la pubblica amministrazione. Lagonegro perche' e' il luogo che la Regione Basilicata, diversi anni fa, aveva scelto per realizzare un nuovo ospedale per acuti che sostituisse la struttura attuale: 120 posti letto, 36 milioni di spesa iniziale rapidamente diventati 70. Una struttura mai costruita perche' il progetto non fu approvato dal Ministero della Salute e perche' l'area individuata non era idonea, ma intorno a cui gli interessi di tanti non si sono mai sopiti. L'altro punto decisivo e' l'appena ex consigliere regionale Piro. Il suo nome e' praticamente in ognuna delle 373 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip, Antonello Amodeo, su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Potenza, ed eseguita oggi da Carabinieri e Polizia. Piro si occupa di tutto: organizzare la lista di Maria Di Lascio alle elezioni comunali a Lagonegro nel 2020, "telecomandare" incarichi, promozioni e trasferimenti in ambito sanitario e in aziende pubbliche, cercare una soluzione per non perdere il valore di un terreno nell'area del nuovo ospedale di Lagonegro, che doveva servire a costruirci un parcheggio ma che, si scopre dopo, era da espropriare.

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