Analisi
26.11.2022 - 16:23
Sono le prime ore del mattino e il telefono non smette di squillare mentre giornali, Tv e social continuano a martellare con le immagini di Ischia, immagini che faccio fatica a guardare, perché raccontano la parte tormentata di Ischia, il suo lato oscuro.
Fuori fa freddo, piove mentre il vento incalza in maniera precisa, puntuale lo spazio. Il sole non c'è se non a tratti, il lucore è la costante luminosa di questa giornata, al contrario.
Questa composizione climatica e temporale su un'isola non è mai presagio di cose buone, su un'isola il maltempo ribalta tutte le convinzioni, rimette gli esseri umani, lucidamente, al proprio posto, li restituisce alla precarietà del quotidiano, e alla necessità di una costante ricostruzione del sé, su un'isola il mare e il meteo hanno sempre la meglio su tutto, e non c’è niente che possa modificare ciò o meglio ci sarebbe: la Politica, quella scienza esatta che dovrebbe governare umani e sciagure con piglio severo e deciso, ma che ormai si accontenta, in caso d’improbabili disastri ambientali, come sta accadendo a Ischia, di diffondere avvisi di allerta meteo, allerta meteo che si rincorrono e che hanno anestetizzato anche la percezione che abbiamo del clima, se viviamo distanti dalla natura viva, natura viva che al contrario su un'isola è un fatto, eppure anche sull'isola si vive di comunicati stampa che portano il nome di allerta meteo, per quanto la cosa possa sembrare strana e singolare. Questo fa sì che si perda di vista la realtà e la manutenzioni del quotidiano, la cui dimenticanza produce i disastri come questo in itinere di Ischia. Così se in città non pulire un tombino vuol dire fare allagare le stazioni della metropolitana, su un'isola non pulire un canalone vuol dire, in caso di pioggia, fare scivolare fango e acqua e detriti sulle case e sulle persone in maniera rapidissima e dolorosa, quello che è accaduto a Casamicciola, quella Casamicciola che appena qualche mese fa brillava per il luccichio delle luci degli alberghi, e che adesso è spenta dal maltempo, al punto che il porto stesso sembra un porto giocattolo con le barche accartocciate e capovolte dalla furia dell’acqua e del vento.
E che dire di Ischia ponte dove ogni anno si compie il miracolo dell'acqua, acqua che essendo a livello di strada, normalmente, con le piogge tracima e si impossessa dei luoghi, facendo piazza pulita di tutte le attività commerciali e dei freschi ricordi di piaceri estivi.
La Baia dei Maronti, fresca di promozione tra le dieci spiagge più belle d'Italia , invece è tormentata dall’erosione della costa, inesorabile e costante, un fenomeno su cui incide, non poco, anche la presenza di fumarole, e il loro contrapporsi alla violenza del mare in tempesta.
A Forio qualche giorno fa è saltato un muro di contenimento, appena riparato, sarà stata anche colpa di Poppea, il ciclone che ha imperversato in questi giorni, ma un ciclone di un giorno, per quanto nefasto, può distruggere ogni cosa? Si che può ma nel mentre il problema è sempre lo stesso: la mancanza di manutenzione del territorio, un problema che alla luce dei cambiamenti climatici assume un'importanza enorme.
Lo scorso anno feci un viaggio letterario lungo le coste della Campania perché volevo dimostrare che il mare, in una penisola come l'Italia, è al massimo considerato un ottimo solvente, e mi occupai anche di Ischia, isola sulla quale ho scelto di vivere quattro anni fa, ben consapevole che non fosse una scelta da ridere.
Quello che ne uscì fuori da quel racconto fu che l'Italia ignora ogni cosa del mare e delle sue coste, da qui i problemi, anche di attualità e quelli che ormai si sono incancreniti, come possono essere le continue discussioni su le Ong e i migranti, perché il mare, soprattutto d'inverno, è un mostro mitologico, un mostro mitolgico di cui si ignora la portata, ma è arrivato anche il momento che non è più possibile fare finta di niente e diventa evidente come tutto questo sia un problema politico. È talmente palese da risultare anche superfluo scriverlo, e invece no serve scriverlo e ribadirlo perché è l'unico modo per modificare lo sguardo di ognuno di noi su questo argomento.
Ischia è stata capace, da sola, di affrancarsi dalla fame, grazie al turismo, un turismo basato sulle cubature e sull'abuso edilizio, una situazione che lo Stato ha sempre accettato, e che poi ha fatto pagare il doppio ai cittadini, attraverso i condoni, non facendoli mai diventare realmente consapevoli del mondo in cui vivevano, i tedeschi, dal canto loro, hanno colonizzati gli ischitani, avendone compreso l’indole, con la loro lingua e con il marco, fino a quando il marco è esistito, e dopo per le consuetudini che si erano stabilite con loro, impedendogli di andare oltre, e di incominciare a investire seriamente su se stessi e sul territorio.
Adesso, in questo momento, Ischia è dappertutto, una visibilità che, per chi ama questa isola come me, è insostenibile. Queste foto che raccontano solo il lato malato dell’isola tolgono la dignità a chi ha cercato di rendere questo scoglio in mezzo all’acqua un posto uguale agli altri del mondo, per reputazione, e diverso da qualsiasi altro, per assoluta bellezza, una bellezza che ancora una volta il mare ha trascinato via insieme alle umane sciagure, senza che nessuno prima abbia mosso un dito per fermarlo.
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