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Cronache ischitane: la vera storia della frana dei Maronti

Cronache ischitane: la vera storia della frana dei Maronti

Ischia imperversa sui media, e a parte l'interesse per Casamicciola c’è un'altra zona dell’Isola che è in affanno: I Maronti. Ho aspettato un attimo per scrivere di questa storia perché è una storia che mi tocca, ed ha a che fare con la mia vita privata, e scriverne è pesante, ma serve fare chiarezza prima che si diffondano notizie inesatte o le notizie diventino un lancio Ansa fine a se stesso, e cioè qualcosa che rimbalza di qua e di là senza portare a niente di buono per la comunità tutta, non solo per chi è parte in causa.
Questa la premessa necessaria, andiamo avanti.
Da ormai due anni frequento la spiaggia dei Maronti, la baia, e da lì ho imparato a conoscere Ischia più di quanto non mi fosse capitato prima, anche perché i Maronti sono l’ultimo avamposto dell’Ischia vera (con Sant' Angelo che contiene la baia) e del suo essere sospesa tra mare e terra, un fatto cui concorre proprio la geografia del posto, la presenza di grotte, che la fanno somigliare alla Cappadocia, come scriveva Gianni Mura, conoscitore e frequentatore del luogo.
A Ischia c’era la fame e le grotte sulla spiaggia, non demaniali, iniziavano a essere utili per cercare di mettere in piedi dei punti di ristoro per i turisti che iniziavano a frequentare l'isola, e ne amavano, in maniera particolare, questo lato, selvaggio, vero, dove potevano anche fare fanghi e bagni di acqua calda, di certo anche “Delitto sotto il sole” con Alain Delon e girato proprio a Cavascura, sulla spiaggia di quello che diventerà l’hotel Vittorio, fece da richiamo internazionale, e il flusso di stranieri e di Italiani Vip iniziò a essere costante, copioso.
Per arrivare ai Maronti c’era il mare con i barchini, la Jesca, una strada provinciale, in mezzo alle gole di argilla calcarea, che parte da Serrara Fontana e scende dritto dritto ai Maronti, e i muli che da Sant'Angelo risalivano il costone.
Così iniziò l'avventura imprenditoriale, avventura imprenditoriale che poi ha portato alla nascita di ristoranti, di alberghi tra Sant'Angelo e i Maronti, ma è stata questa un’ avventura frutto del caparbio bisogno di strappare potere al mare per combattere la fame. In pratica la Letteratura vista nella realtà, una realtà che è stata trasformata a favore di chi ha investito forza e lavoro e il proprio destino in questa impresa.
Sullo sfondo di questa storia c'è lo Stato, uno Stato che osserva, molto spesso autorizza in prima battuta, e senza alcuna difficoltà, la costruzione di manufatti, l'unica cosa che fa, per il resto lascia la gestione del territorio nelle mani dei committenti, costa meno fatica, e poi in fin dei conti va bene, il mare non disturba, il vulcano tace perché insistere a controllare, pianificare, incidere, abbattere, si perde consenso elettorale, e questo non è un bene.
Se si parte da questo e lo si spalma su Ischia si comprende come sia sbagliato discuterne nei termini in cui sta accadendo.
Sono diversi giorni che si sta facendo scempio di Casamicciola in ogni dove, ma non basta, ieri un drone ha filmato la frana dei Maronti, frana che un anno fa distrusse praticamente la strada che da Sant'Angelo portava alla Baia, senza che nessun intervento di risanamento sia stato approntato, e che sabato mattina ha portato giù un bar e un intero giardino di un complesso residenziale, complesso residenziale che non è mai stato abusivo, e che distava dal dirupo più di venti metri, al punto che vi transitano jeep, carrelli elettrici, viandanti, e questo da trenta anni a questa parte.
In quel complesso, che era un pezzo di Mediterraneo vero, si sono avvicendati italiani e stranieri da tutto il mondo proprio per godere della pace e della serenità che vi risiedeva, e mai nessuno aveva pensato che potesse accadere alcun ché a quel luogo, malgrado l’erosione, malgrado il mare, malgrado le fumarole.
Poi crolla tutto e prima che inizi lo sciacallaggio mediatico anche su questo vi dico che probabilmente è stata una chiave rotta dell’acquedotto a rendere il pan di zuccherò della montagna più fragile, una chiave perdeva da dieci anni, e infatti sarà anche suggestivo guardare dal drone lo scheletro delle vite deghi altri sotto forma di manufatto edile, ma al drone sfugge il dato primario, e cioè che il tubo dell’acqua dell’acquedotto continua a perdere nonostante il crollo, e che forse prima di iniziare a fare un nuovo scempio mediatico pure dei Maronti, e di chi ci vive e ci lavora, serve mettersi per strada a cercare la notizia, e questa notizia porta dritto dritto verso l'incapacità del pubblico di farsi garante del lavoro e della vita del privato, poi c’è di sicuro il mare, e tutto quello che vi pare, ma prima viene questo e su questo serve ragionare.
Quando venni a vivere a Ischia capii che tutto ciò che sapevo della realtà era filtrato attraverso il consumismo, il moralismo e il senso, scolastico, di giustizia, e che vivere a Ischia mi apriva ad altre prospettive, e a una comprensione meno superficiale della realtà, e pensai fosse il caso di scrivere dell’isola proprio per il suo essere un laboratorio sociale. Non fu possibile perché Ischia era troppo lontana e al massimo poteva interessare d’estate, invece deve interessare tutto l'anno, ciò che sta accadendo in questi giorni lo dimostra, e quindi se scriverete dei Maronti o ve ne interesserete per dovere di cronaca, evitate di raccontarli come avete iniziato a fare, e partite dalla chiave d'arresto del contatore dell’acquedotto, non ci perdete niente, tanto più che l’acquedotto è in liquidazione, e nessun politico se ne preoccuperà, ma questa narrazione restituirà almeno dignità, a chi ha lavorato e investito in sudore e fatica in quel complesso che voi guardate dal mare, oggi, ma che è stato un importante volano economico per i Maronti tutti, non solo per chi oggi lo deve vedere colare a picco nella solitudine umana più aberrante.
 
Ps: al momento in cui scrivo l’acquedotto ha mandando in fretta e furia gli operai a chiudere la chiave d'arresto, per dimostrare che la perdita, che ho visto diversamente non ne scriverei, non c'era. E adesso parlate pure di abusivismo edilizio ma ricordatevi anche di questo.

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