Il disastro dell'Isola verde
10.12.2022 - 16:55
Konrand Krjewski
Konrand Krjewski, Don Corrado per intenderci, l'elemosiniere del Papa, è arrivato a Ischia, l'8 dicembre, per portare un messaggio di vicinanza alle famiglie dei defunti della frana del 26 novembre, attraverso la sua presenza, attraverso una coroncina benedetta dal Santo Padre, attraverso una FIAT Qubo per consegnare la spesa ai bisognosi e per accompagnare dal medico chi ne ha necessità, e per venire incontro alle esigenze della "Parrocchia di Santa Maria Maddalena", in Casamicciola, in questo momento difficile.
Pure per un’agnostica come me, divenuta ischitana con convinzione, questo gesto assume una grande importanza, perché con questo gesto, il Papa ha fatto diventare Ischia, e i suoi problemi, un'emergenza sociale, ribaltando qualsiasi agenda governativa e amministrativa, solo con la chiamata in causa di Don Corrado.
Don Corrado è il plenipotenziario di sua Santità, il suo cavaliere senza macchia e senza paura, uno che va dritto al sodo, e che cerca di ristabilire il bene in luogo del male, un fatto che in un momento così disgraziato per l’ isola non può essere altro che di buon auspicio.
Ogni volta che un problema collettivo prende una piega disperata, Don Corrado arriva, e decide, e cambia, all’istante, qualsiasi scenario, del resto nessun organo di potere dello Stato italiano si metterebbe contro il Vaticano (Don Corrado è il Vaticano), sia per ragioni di Stato, sia anche per ragioni di convenienza.
In pratica Papa Francesco ha talmente preso alla lettera il proprio mandato da agire davvero come se fosse la divina Provvidenza, in luogo di disastri di ogni tipo, insomma fa il Papa per davvero e in chiaro, come mai era accaduto in maniera così netta e semplice con nessun altro Papa del passato, con l'eccezione di Giovanni XXIII, ma anche in quel caso, come nel caso di Bergoglio, Roncalli era un abile diplomatico, e quindi in entrambi i casi non si tratta solo di esercitare il proprio mandato, ma si tratta di conoscere, ed esercitare, bene, il potere temporale vero e proprio.
Ischia del resto è un’isola dove la religione viene prima di ogni cosa, e dove ancora il prete svolge un ruolo importante. Il prete confessore/psicologo è il primo a sapere di liti, di difficoltà esistenziali, e al prete che ci si rivolge per riportare le pecorelle smarrite, in famiglia, sulla retta via.
Il prete e la chiesa, intesa come comunità liberamente costituita sul territorio, sono talmente importanti che i giornali ischitani ne raccontano la genesi, le liti, il quotidiano, insomma a Ischia prima di ogni cosa c’è il Padreterno e tutto ciò che lo comprende.
I cittadini sono talmente devoti che se sulla terraferma per parlare dei problemi del territorio si scrive ai giornali, qui si scrive ai preti, e quando un prete non riceve più il gradimento della comunità viene mandato altrove, in maniera rapida e indolore, insomma le epurazione cristiane a Ischia si fanno a furor di popolo.
Del resto dove sono nate case, scuole, ospedali sono nate le chiese, e grazie a questo la stessa religione cattolica è riuscita ad affermarsi, e grazie a questo suo modo di porsi, alla sua visione d'insieme, anche nei momenti di crisi vocazionale e religiosa come questo che sta attraversando, che resiste e dimostra la propria lungimiranza.
E infatti la presenza l’8 dicembre, a Ischia, di Don Corrado testimonia più di qualsiasi altra azione, la profonda conoscenza dell'animo umano del Pontefice e il suo essere uomo di mondo e nel mondo.
Grazie all’arrivo di Don Corrado a Ischia è stato riconosciuto lo status di luogo reale sulla carta geografica, il suo essere non solo uno spazio del metaverso utile d’Estate. Un fatto che dimostra, ove ve ne fosse bisogno, come il cattolicesimo arrivi prima e sempre dello Stato, per quanto il Presidente del Consiglio abbia subito messo a disposizione degli aiuti economici, e forse è stato un bene che abbia fatto solo questo, in questo momento la sua sarebbe stata una parata e niente più. E invece nel caso di Don Corrado il discorso è differente proprio per la difficoltà che gli ischitani hanno di diventare laicamente religiosi, un fatto, questo di vivere la religione in maniera bigotta, che rende la vita sociale sull'isola pesante, perché la presenza di correnti e gruppetti, e "scissionisti", come nemmeno nel PD, impedisce all'isola di fare il salto di qualità e di diventare una signora evoluta, padrona di sé e del proprio spazio, non solo una femmina che fa la moglie per circostanza e poi sotto sotto depreda e distrugge.
È evidente come sua Santità sia bene informato dei fatti, diversamente avrebbe fatto pervenire l'auto e le coroncine benedette attraverso un corriere qualunque, e avrebbe fatto distribuire le coroncine dai parroci delle parrocchie interessate, e più vicine ai familiari dei defunti della frana. L'arrivo, e l'invio qui di Don Corrado, in una giornata di festa, fa ben sperare per il futuro terreno dell’isola, isola che ha bisogno di una diversa consapevolezza.
Papa Francesco, da lontano, lo ha capito, speriamo che anche gli altri, quelli che per ragioni politiche e amministrative devono risolvere i problemi del vivere, ma anche i devoti e le devote ischitane, lo comprendano, e che comprendano anche il messaggio che Don Corrado ha lasciato in chiusura della sua visita ischitana e cioè che "il dolore non si può togliere, ma si può sopportare", un invito alla partecipazione e al riconoscimento dell'altro, invito che non è solo parte del dettato evangelico, ma che è anche il fondamento della società laica e civile.
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