Cultura
20.02.2023 - 17:12
Michel Houellebecq
Michel Houellebecq è lo scrittore francese più famoso e più controverso del nostro tempo, due aspetti non in contraddizione, quando si tratta di scrittura. La scrittura si nutre di contraddizioni più che di finzioni, perché la contraddizione è l’irrisolto del vivere, il grande boh, insomma la contraddizione è l'unica possibilità di farla franca, di fronte all’irrequieta impossibilità di vivere con logica e con decenza, per queste ragioni Michel Houellebecq è diventato famoso.
Il suo essere brutto, sporco e cattivo, nella scrittura, rende i suoi romanzi irresistibili, e assolve i suoi lettori da ogni cosa.
Un prete laico, uno che dice messa e fa la morale al contrario, insomma uno che è uguale alla stragrande maggioranza degli esseri umani, ma che ha capito che con la scrittura serve fare una scelta ben precisa, e cioè sapere quale impasto dare alla pagina, se renderla uguale a sé, al punto da farla sembrare altro da sé, o creare situazioni grottesche, che si muovono sul piano dell’irrealtà, così da tralasciare completamente se stessi.
Su queste due possibilità di scrittura si giocano vite e carriere, e anche e soprattutto lettori, lettori che tendono quasi sempre all'estremo, che si tratti di autori di culto come Michel Houellebecq o di autori meno gettonati di lui.
In mezzo a queste due possibilità c’è tutto il resto, un resto che è sempre della vita, e che dalla vita prende spunto.
Ma di quale vita si tratta? Di quella segreta della scrittura, quella che sempre traspare in ciò che si scrive, più di quanto possa trasparire da un abito un po' troppo attillato.
Nessun autore, anche quello totalmente costruito a tavolino, potrà mai essere diverso da ciò che scrive, pena l'anonimato più spietato, quello con se stessi.
Adesso fa impressione che un articolo di “Libération” faccia la classica scoperta dell’acqua calda, e cioè scopra che Michel Houellebecq è uguale a ciò che scrive e quindi è misogino, razzista, gretto, e chi più ne ha più ne metta, come se questa “scoperta”possa in qualche modo minarne il successo, se mai lo accrescerà.
Esiste l'estetica del brutto da almeno trenta anni, almeno in maniera precisa e accettata, una conseguenza dell’edonismo ingordo degli anni ‘80/’90, una conseguenza sociale che per questo ha contaminato anche la Letteratura, che dovendo pescare dal reale, un reale sempre più frastagliato e problematico, si è adeguata, e poi non è scritto da nessuna parte che la Letteratura sia il campo in cui i migliori, eticamente e quindi esteticamente parlando, si cimentano.
La scrittura si alimenta con la realtà nuda e cruda, e niente è per lei più inebriante di un corpo che si offre intatto, e con tutti gli umori percepibili, ai propri lettori.
Gli scrittori/le scrittrici sono troppo immerse nel mondo per continuare a mantenere un’innocenza del vivere, al punto che nel migliore dei casi annegano nella solitudine, nel peggiore si autoinfliggono condanne e punizioni di ogni genere, ed è per questa ragione che mai i contemporanei dovrebbero essere letti, i lettori spesso troverebbero altro da ciò che cercano, ma chi riesce a comprendere fino in fondo la crudeltà di un lavoro, la scrittura, che impone di essere continuamente osservatore distante, e partecipe, di ogni cosa?
Michel Houellebecq non ha nessuna colpa se non quella di essere unidimensionale, e cioè uguale a ciò che scrive, ma se lui così non fosse sarebbe diventato lo scrittore famoso che è?
No, anche perché non avrebbe avuto la forza, ma questo è il problema dell'umanità tutta, non solo di Michel Houellebecq.
E poi c’è la recente partecipazione dello scrittore francese a “Kirac 27”, un film, senza veli, girato dal collettivo di artisti olandese Kirac. Michel Houellebecq sarebbe dovuto partire per il Marocco, un viaggio di nozze organizzato dalla moglie Qianyum Lysis Li, un giro per prostitute, rimandato per paura che potessero diventare bersaglio di gruppi islamici. Stefan Ruitenbeek, a capo del collettivo Kirac, ha preso la palla al balzo, e ha informato lo scrittore che ad Amsterdam c’erano delle ragazze giovani, desiderose di avere una storia di sesso con un scrittore famoso, e che loro erano disposti a documentarlo.
Detto fatto. Il trailer del film è già in circolazione, uscirà in Marzo, trailer che mostra Houellebecq a letto con una ragazza, ma benché fosse tutto concordato, anche la moglie era d'accordo, alla fine la coppia “ha scoperto con sgomento e disgusto” che il trailer di Kirac 27 conteneva “dichiarazioni che li coinvolgevano, gravi e false, ledendo violentemente la loro dignità”, scrivono Mes Angélique Bérès e Maïa Kantor, che difendono lo scrittore, in un comunicato.
Ha quindi incaricato i suoi consiglieri di “porre immediatamente fine a questi attacchi con ogni mezzo” facendo “rimuovere questo trailer dalle piattaforme e dai social network di tutto il mondo” e vietando al regista e al collettivo “qualsiasi sfruttamento, commerciale o non commerciale, in qualsiasi forma, del film (…) e di altre immagini che possono avere dei coniugi Houellebecq”.
Adesso da un autore divenuto famoso con un libro dal titolo “Estensione del dominio della lotta”, cosa ci si aspetta, che inventi di sana pianta le prigioni del sesso e dell'amore, l’anaffettività, l’insensibilità che è insofferenza e nichilismo, e che sia davvero pure trasgressivo?
E allora dov'è la scoperta, o meglio se scoperta c’è riguarda i lettori e la loro incapacità di volere altro dal conformismo mortifero, e per questo potente, di Houellebecq, come se essere guardoni e sessuomani compulsivi, e poi negazionisti, fosse una novità, e infatti non lo è, al punto che chiunque si può riconoscere nei suoi libri, libri in cui il vero nocciolo è il disperato bisogno di sparire, smettendo di essere conforme. Però la dissoluzione del sé è il più grande spettacolo cui chiunque vorrebbe essere chiamato a partecipare, per potere perdere le coordinate del vivere smettendo di esistere, e non basta essere uno scrittore di fama mondiale per essere immune dal desiderarlo.
In fondo Michel Houellebecq ha solo messo a nudo se stesso e la vita segreta della scrittura, ma “punirlo” adesso, vedi l'articolo di “Libération”, che è troppo famoso e vecchio è un’aggravante, per quanto lui se la sia cercata, quando ha deciso di fare uscire da sé ogni cosa, senza che tra lui e le parole ci fosse un filtro, insomma senza che la vita segreta della scrittura rimanesse tale.
Un eccesso di narcisismo, quello proprio dello scrittore di fama.
“Su un muro della stazione Sèvres-Babylone ho visto uno strano graffito: ‘Dio ha voluto ineguaglianze, non ingiustizie’ c’era scritto. Mi sono chiesto chi fosse quella persona così bene informata sui propositi di Dio.”
da
Michel Houellebecq “Estensione del dominio della lotta”, Bompiani, Milano, 2000, pag 152
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