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Analisi

Storia di logge, di massoneria, di deviazioni, di mafia e di zone d'ombra

Storia di logge, di massoneria, di deviazioni, di mafia e di zone d'ombra

Stefano Bisi

Il Grande Oriente d’Italia pubblica sul suo sito la dichiarazione del Gran Maestro Stefano Bisi, il 16 febbraio scorso, sulla mancanza di collegamenti con le Logge del GOI di Campobello-Mazara e Castelvetrano. Alfonso Tumbarello, il medico di Matteo Messina Denaro, appartenente alla Loggia GOI, è stato da questa prontamente sospeso con l’augurio che chiarisca presto la sua innocenza. Il 15 febbraio, infatti, alla trasmissione su La7 “Atlantide”, la dottoressa Principato e la dottoressa Amendola hanno dato affermazioni in merito al GOI non consone all’istituzione massonica. Bisi dichiara che “non possono essere tollerale improprie generalizzazioni in danno del Goi”, e conclude affermando: “Il Grande Oriente d’Italia, nel ribadire la sua assoluta estraneità ai fatti ingiustamente addebitati nel corso della trasmissione, ha dato mandato ai propri legali di valutare ogni possibile iniziativa per la tutela dell’Ordine massonico e dei propri associati” (Lro/Andrkronos, ISSN2465-1222).
È giusto affermare l’esistenza di persone nella massoneria che non hanno nulla a che fare con gli ideali massonici! Teresa Principato, ex procuratore aggiunto di Palermo, nell’intervista rilasciata ad Atlantide (15-2-‘23) afferma: “Matteo era la gallina dalle uova d’oro, aveva uno spirito imprenditoriale davvero notevole, era colui che trovava il lavoro per tutti. Arrestammo tante persone vicine a Messina Denaro. A proposito vorrei ricordare che nell’operazione Golem 1 venne arrestato Leonardo Bonafede, padre di quell’Andrea Bonafede”. Alla domanda sulla capacità di mobilitazione del boss, la ex procuratrice risponde: “Curitiba era veramente un centro di collegamento con le logge massoniche di moltissima parte del Brasile e lì lui trovava rifugio tranquillo, così come in Spagna, si può dire senz’altro che era protetto dalla massoneria, ma era protetto anche da parte, posso dire, di una politica deviata, anziché dalla massoneria deviata? Come si può pensare che la mafia non usufruisca di tutte le possibilità che la massoneria offre, assolutamente no”.
Per la massoneria deviata, il potere viene prima dei valori massonici stessi. Piera Amendola, autrice del libro “Padri e padrini delle Logge invisibili”, si occupò della Loggia P2 di Licio Gelli, parla durante la stessa trasmissione del coinvolgimento di varie Logge nelle indagini per mafia o ‘ndrangheta: “Del resto questo numero imponente di logge nel trapanese, in particolare a Campobello di Mazara e Castelvetrano, era già stato rilevato tanti anni fa quando ci fu l’inchiesta negli anni ’90 del procuratore Agostino Cordova, poi dalla commissione presieduta da Rosy Bindi e dall’ultima commissione antimafia che hanno fatto monitoraggio delle logge siciliane e calabresi col tentativo di riuscire a capire i motivi di una massiccia infiltrazione di organizzazioni mafiose in queste logge. Il monitoraggio si è basato sugli elenchi fatti sequestrare, perché non furono spontaneamente forniti, dalle quattro maggiori obbedienze massoniche d’Italia: il Grande Oriente d’Italia, la Gran Loggia d’Italia degli ALAM, la Gran Loggia Regolare d’Italia, la Serenissima Gran Loggia d’Italia. Stiamo dunque parlando di obbedienze regolari che hanno riconoscimenti autorevoli a livello internazionale. A questo punto dovremmo parlare di fratelli deviati che appartengono a logge regolari? È chiaro che questo accertamento è stato svolto soltanto su logge regolari. Ma noi sappiamo, ed è storicamente comprovato, che questa è solo la punta dell’iceberg della massoneria che opera nel trapanese”. Al di là delle imprecisioni in merito alla qualifica “regolare” di una Loggia, il nome di Licio Gelli viene menzionato ancora in diverse indagini. “Giovanni Calabrò, cugino di primo grado di Giuseppe Calabrò, l’assassino materiale dei carabinieri Antonio Fava e Vincenzo Garofalo, nel 1995 scompare da Reggio Calabria. Di lui si scoprono tracce a Roma, Milano e a Monte Carlo. Le indagini consentono di fare emergere che Giovanni Calabrò era delegato ad operare su un conto corrente bancario intestato a Mari Cristina Gelli, figlia di Raffaello e nipote di Licio Gelli” (Il Dispaccio, 28-2-’23). Intanto, Mario Portanova scrive su “Il Fatto Quotidiano” del 1-3-’23: “Dopo la rottura del 1993 sull’onda delle inchieste su mafia e logge, Londra ha deciso di riconoscere di nuovo l’Obbedienza guidata da Stefano Bisi”. Il riconoscimento del GOI da parte della Gran Loggia Unita d’Inghilterra avverrà l’8 marzo, in occasione della riunione a Londra delle figure di maggior spicco della massoneria del Regno Unito per la “Comunicazione trimestrale”.

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