il punto con il parlamentare europeo di FdI Vincenzo Sofo
03.03.2023 - 16:04
Vincenzo Sofo
"Lo Sbarco a Cutro non può essere ritenuto frutto di un accordo tra 4 amici al bar che, imbattutisi per caso fortuito in almeno 180 disperati, decidono di affrontare i pericoli del mare per speculare sul desiderio di libertà dei disperati. Dietro c'è un’organizzazione": basterebbe questo per sintetizzare il contenuto delle 45 pagine dell'ordinanza del gip Michele Ciociola di convalida degli arresti per i presunti scafisti della strage di Cutro. C'è il "pericolo di fuga" che giustifica il provvedimento motivato da tre elementi: assenza di fissa dimora nel territorio italiano, la "verosimile presenza di fiancheggiatori sul territorio nazionale" e la condotta del terzo scafista, Gun Ufuf, che è riuscito furbescamente a far perdere le proprie tracce. Flussi migratori, dunque, sempre più collaudati con alle spalle una regia criminale composta su più livelli ed una attenta pianificazione che sostanzialmente si può arrendere solo ad aventi imprevedibili o alle avverse condizioni meteomarine, che pure vengono seriamente valutate dagli scafisti al momento di salpare. Il naufragio di Cutro ha riacceso nuovamente i riflettori sulle rotte dei migranti e in via più generale sul ruolo delle Organizzazioni non governative e su quanto Europa e Italia stiano facendo o non facendo a seconda dei casi e delle diverse chiavi di lettura. Flussi migratori che certamente hanno origine lontana. Già a partire dal lontano 2002 il Mediterraneo stava iniziando a diventare crocevia di storie cariche di umanità ma anche di uomini che hanno piantato in Europa il seme del terrorismo e teatro di numerosi naufragi, tra questi il più drammatico risale al 3 ottobre 2013, a pochi passi da Lampedusa, con la morte di 388 persone (a Palazzo Chigi c'era Enrico Letta e al Viminale Angelino Alfano). C'è chi perde la vita e chi riesce ad arrivare, tra questi non solo disperati in cerca di un futuro migliore ma anche jihadisti. Il 20 settembre del 2020, tra gli imbarazzi dell'allora ministro Lamorgese e le falle dell'intelligence, tra i tunisini arrivati a bordo di 26 barchini e transitati da Lampedusa c'era anche Brahim, il killer di Nizza. La quarantena Covid su una nave mandata dal Viminale per decongestionare un Hotspot come sempre in affanno con l'aggravante della pandemia, una breve tappa barese e poi direzione Francia. Il resto è storia nota. Sarebbe semplicistico riprendere la 'profezia' di Gheddafi del lontano 2011 ma la previsione non è stata affatto disattesa. «Il Mediterraneo diventerà un mare di caos. Tutto il Nord Africa potrebbe trasformarsi in una sorta di Gaza. La scelta è tra me o Al Qaeda. L'Europa tornerà ai tempi del Barbarossa. Se si cerca di destabilizzare, si arriverà alla confusione (...) ci sarà una jihad di fronte a voi, nel Mediterraneo. La situazione è grave per tutto l'Occidente e tutto il Mediterraneo. Come possono, i dirigenti europei, non capirlo?», spiegava il colonnello. Instabilità, terrorismo, carestie, guerre: è forte la pressione da nord Africa e Oriente. E l'Europa? Dopo i fatti di Cutro il premier Meloni, in una lunga missiva indirizzata ai vertici dell'Unione lo dice apertamente: «Senza concreti interventi dell'Ue, sin dalle prossime settimane e per l'intero anno, la pressione migratoria sarà senza precedenti, posto il difficile contesto che investe vaste zone del Pianeta. Rifiuto l'idea che nulla possa esser fatto e che l'Europa debba rassegnarsi a prendersi cura solo di chi riesce ad avvicinarsi alle nostre coste o ai nostri confini dopo aver affidato la propria vita e quella dei propri figli a trafficanti senza scrupoli, pagati profumatamente per accedere a viaggi disperati». Per il premier: «La politica è responsabilità, consapevolezza, capacita' di fare delle scelte per gestire fenomeni complessi. È quello che dobbiamo fare insieme anche in tema di immigrazione. Dipende da noi, dalla nostra volontà di mettere in campo soluzioni che sino a oggi non sono state adottate». In Europa, tra le truppe dei meloniani, c'è l'europarlamentare Vincenzo Sofo del Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, rappresentante di Fratelli d’Italia nella Commissione affari interni del Parlamento europeo, che da tempo solleva l'enorme sforzo della Sicilia e della Calabria, Crotone e Roccella Jonica in testa, costrette - di fatto - a sobbarcarsi il peso della crisi migratoria, con sistemi di inclusione in affanno e istituzioni territoriali in forte difficoltà e proprio a Sofo, da sempre attento alle politiche migratorie e che sui fatti di Cutro ha presentato un'interrogazione urgente sull'operato di Frontex, abbiamo rivolto alcune domande:
Lei ha parlato di palesi responsabilità da parte di uno Stato con il quale l'UE ha sottoscritto specifici accordi per contrastare i flussi migratori clandestini. Sarebbe malizioso ipotizzare una sorta di doppio gioco da parte della Turchia per destabilizzare l'Italia facendo leva proprio sull'immigrazione irregolare, tema particolarmente sentito dal governo Meloni?
«Appaltare la gestione delle proprie frontiere e dunque della propria sicurezza a Paesi esteri è evidente che mette nelle mani di questi ultimi il potere di usare l'immigrazione come strumento di pressione geopolitica, a prescindere dal fatto che essi si chiamino Turchia, Libia o altro. Per questo motivo da anni chiediamo che l'Europa si doti di una politica di difesa dei propri confini terrestri e marittimi, ad esempio potenziando il mandato e gli strumenti di Frontex che invece la sinistra, anche questa settimana a poche ore dal dramma di Cutro, tenta di indebolire. E le conseguenze di tale debolezza le abbiamo viste proprio con il naufragio a largo delle coste crotonesi».
Considerato che la rotta turca è tornata prepotentemente in auge è possibile anche ipotizzare delle serie falle nei controlli di Ankara, soprattutto dopo il tragico terremoto?
«La Turchia in questo momento è alle prese con le conseguenze di una tragedia immane, il terremoto, che sicuramente non la rende in condizioni di svolgere da filtro migratorio per conto dell'Europa. Facilitare gli aiuti umanitari e la ricostruzione in questo paese e in Siria è dunque interesse dell'Unione Europea anche perché altrimenti ci sarà un aumento esponenziale di flussi migratori da una rotta balcanica già sotto pressione. Ricordo che da un anno a questa parte, in aggiunta ai flussi migratori ai quali siamo abituati, dobbiamo fronteggiare le richieste di aiuto delle popolazioni colpite dal conflitto tra Russia e Ucraina, con oltre 4 milioni di rifugiati già riversatisi nel nostro continente. Conflitto che ha innescato una crisi di forniture alimentari anche in Africa, aggravando le cause che inducono le sue popolazioni a migrare verso di noi. Purtroppo quelle che scontiamo oggi sono anche le conseguenze di molti anni nei quali l'Europa ha rinunciato a dotarsi di una politica estera condivisa che le consentisse di esercitare il suo ruolo naturale di stabilizzatore dell'area mediterranea, lasciando un vuoto che ha generato caos».
L'imbarcazione è transitata nelle acque territoriali di competenza greca, altro Paese membro dell'Unione. La tappa greca è sostanzialmente a metà strada, questa immane tragedia poteva essere evitata se la Grecia avesse fatto la sua parte?
«Mentre in Italia si generava la polemica sugli errori nei soccorsi a largo di Crotone, sono stato tra i primi a spostare l'attenzione sul fatto che il vero problema da affrontare è come mai quella barca sia stata intercettata solo quando era ormai in direzione Italia, considerando che per arrivarci ha dovuto circumnavigare le coste greche che sono anch'esse frontiere europee. E' il motivo per il quale ho subito presentato un'interrogazione urgente sull'operato di Frontex al commissario europeo agli affari interni e a quello agli affari esteri Johansson e alla sicurezza Borrell. Ma anche qui l'attacco è subito stato sferrato alla Grecia, accusata di attuare i respingimenti, senza guardare al vero problema. La Grecia è un Paese di soli dieci milioni di abitanti, con un'economia fragile che sta iniziando a uscire ora da anni di crisi profonda. Pensare di accollare alla Grecia, così come al Sud Italia, tutto il peso di una crisi migratoria di proporzioni enormi è follia. Quando si parla di immigrazione, le frontiere di Italia e Grecia sono le frontiere di tutta Europa e dunque il resto d'Europa non può far finta di nulla come accaduto fino a oggi».
Sull'approccio ai flussi migratori l'Europa appare sempre più impreparata e divisa. Cosa manca? Cosa servirebbe e quale potrebbe essere il ruolo dei Paesi del Mediterraneo, a partire dall'Italia?
«Dopo lo scontro politico ingaggiato dal Governo Meloni in occasione del caso Ocean Viking i Paesi del sud Europa si sono schierati con l'Italia e per la prima volta finalmente la Commissione europea ha riconosciuto la necessità di un cambio di approccio, annunciando una nuova strategia per il Mediterraneo centrale che certifica il flop delle politiche attuali e chiede un coinvolgimento di tutti i paesi Ue nella gestione dei migranti, un sistema di rimpatri molto più efficace e inizia a prendere in considerazione quanto Fratelli d'Italia chiede da anni, filtri esterni alle nostre frontiere per selezionare chi ha diritto di asilo e chi no prima che metta piede in Europa, visto che i rimpatri restano difficilissimi da effettuare anche perchè molti di quelli che arrivano scompaiono nel giro di qualche ora. Il problema è che, nei negoziati in atto per riformare il Trattato di Dublino, il superamento del principio che getta la gestione dei migranti solo sulle spalle dei paesi di primo approdo è ostacolato dagli altri Stati e l'introduzione di sistemi di rimpatri efficaci e di filtri esterni che frenino l'immigrazione illegale è boicottata dalla sinistra».
Accanto alla rotta turca, c'è quella libica e quella terrestre dai Balcani. I sostenitori dell'immigrazione totale e senza regole ignorano tutto quello che accade dopo l'arrivo in Italia, via mare o via terra. Molti riescono a trovare condizioni dignitose e una rete di protezione. Ma sono migliaia gli invisibili giuridicamente inidonei ad ottenere lo status di rifugiato. Spesso vittime del collasso dell’accoglienza e successivamente della criminalità organizzata, caporali senza scrupoli e non solo. L'Italia, da sola, fa quel che può e l'Europa è pronta per un cambio di passo? E quanto questo tema potrà incidere sulle prossime elezioni Europee del 2024 che potrebbero, di fatto, cambiare alcuni assetti?
«Il fatto che quello dell'immigrazione sia un problema urgente da risolvere è confermato dal fatto che in tutta Europa sono in forte crescita i partiti che se ne fanno carico. L'avvento in Italia del Governo Meloni poi ha dato ulteriore linfa vitale a questa tendenza, tanto che sempre più paesi in Europa si stanno accodando alle nostre posizioni su questo tema, cosa che sta portando la Commissione al cambio di approccio del quale parlavo poco fa. Sebbene infatti il Parlamento europeo resti connotato da una maggioranza di ispirazione immigrazionista, l'esistenza di governi di destra come quello italiano, svedese, polacco, ceco, ungherese e via dicendo hanno già cambiato gli equilibri all'interno del Consiglio europeo. E stando ai sondaggi nel 2024 in Parlamento europeo e dunque nella Commissione europea la situazione potrebbe essere molto diversa».
"Pull factor", tanto si è dibattuto sul ruolo incentivante delle ONG nel Mediterraneo. A partire da Frontex che poi ha fatto un passo indietro. Giovedì 23 febbraio il Senato ha approvato la conversione in legge del cosiddetto “decreto Ong” che ha introdotto nuove regole per il salvataggio in mare da parte delle navi delle organizzazioni non governative. Come valuta questo strumento messo in campo dal governo Meloni e come pensa si possa agire, invece, su sbarchi autonomi e barchini? Business a più zeri che foraggia le organizzazioni criminali
«Il Pull factor è un fenomeno riconosciuto dall'Ue già da molti anni, come testimoniano i report di Frontex, e del quale parla anche l'intelligence italiana. La presenza di ONG esplicitamente operanti nel favorire l'immigrazione sono un incentivo per i trafficanti di esseri umani non solo per organizzare questi viaggi ma anche per utilizzare imbarcazioni di qualità inferiore, cosa che porta a tragedie come quella di Crotone. Sono state queste rilevazioni che hanno portato nel 2017 ad adottare il cosiddetto Codice Minniti per indurre le ONG al rispetto di determinate regole di condotta e a farlo fu un governo di sinistra. Ecco perchè le polemiche che la stessa sinistra oggi fa contro il governo in carica risultano totalmente ipocrite e strumentali, considerando che è risaputo da tutti che i primi a giovare dell'immigrazione clandestina sono le organizzazioni criminali».
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