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inchiesta covid

9 marzo 2020, 3 anni fa Conte annunciava il lockdown: la tragedia al motto dell'andrà tutto bene

Il 9 marzo, l'annuncio del lockdown dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte a reti unificate. L'Italia si risveglia in emergenza totale con un piano pandemico obsoleto e non aggiornato, tra carenza di mascherine e di bombole di ossigeno, terapie intensive in numero assai minore rispetto alle esigenze. Cittadini nel caos e supermercati presi d'assalto

9 marzo 2020, 3 anni fa Conte annunciava il lockdown: la tragedia al motto dell'andrà tutto bene

Ci sono le conferenze stampa delle 18 del duo Borrelli - Brusaferro, la carrellata di numeri (impossibili da verificare), la gestione del super commissario Arcuri, i bonus del già ministro Gualtieri e le pessime figure sotto l'aspetto della comunicazione e dell'informazione con bollettini quotidiani di contagi e di decessi, i cui numeri con il tempo hanno iniziato a mostrare numerose incongruenze. Il secondo o terzo tampone talvolta registrato come primo. "La conta" dei decessi con Covid o per Covid? Nel primo caso il Covid si sommava ad almeno due medio-gravi patologie pregresse. Le piattaforme non aggiornate e il mistico Rt che - pertanto - tutto poteva giustificare, a partire dai notturni Dpcm che hanno massacrato il tessuto sociale ed economico. Caos che è stato una costante anche nell'avvicendamento a Palazzo Chigi tra Conte e Draghi e nelle varie fasi pandemiche. Un esempio? Il meccanismo della quarantena. «La gestione della pandemia è stata incoerente, i provvedimenti hanno creato solo confusione. Prima bisognava stare in quarantena 21 giorni, poi 10 giorni, poi nulla se sei vaccinato. Noi che siamo del settore facciamo fatica», tuonava nel gennaio del 2022 ospite a Fuori dal Coro su Rete 4 Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. 

Tra il ministro della Salute Speranza e il numero uno dell'Iss Silvio Brusaferro, nelle settimane precedenti alla serrata totale, emerge dall'informativa della Guardia di Finanza un dialogo fitto e costante. «Cose che mi arrivano. Due metri o un metro?». «Il dato Oms è 1 metro, poi quello in più va bene», un altro dei passaggi del 2 marzo 2020 in cui il primo presumibilmente chiede al secondo lumi sul distanziamento. Il 3 marzo Speranza chiede ancora consiglio a Brusaferro: «Estendiamo le misure delle tre regioni a tutta Italia. Avrebbe senso?». «Ci penso un attimo», risponde l'altro. E poi, più tardi: «Gli ho dato previsione almeno fino a fine aprile, ma dobbiamo capire a fine settimana». In un'altra occasione, il 6 marzo 2020, Speranza scrive a Brusaferro: «I funerali blocchiamoli in tutta Italia che sono pericolosissimi».

Riavvolgendo il nastro c'è un intenso mese di febbraio 2020. Da Pechino sono poche le informazioni utili alla comunità scientifica per valutare, in maniera più o meno precisa, la gravità della situazione e predisporre gli strumenti del caso. C'è la burocrazia, il caos, la prudenza, la paura e la consapevolezza che - come in ogni guerra - ci saranno anche dei morti.

«Abbiamo finalmente partorito la circolare dopo 4 giorni estenuanti! Ora (Speranza ndr) vuole raccogliere le informazioni su tutti i voli in arrivo in Italia su tutti i passeggeri, perchè lo suggerisce Forza Italia»: scrive Giuseppe Ruocco, ex segretario generale del ministero della Salute ad una funzionaria ministeriale e che fa parte delle chat agli atti dell'inchiesta di Bergamo. Ruocco tira dritto: «La circolare un successone - ha proseguito l'8 febbraio 2020 - anche senza obbligo di isolamento. Lodi sperticate al Ministro dai leghisti. Modestamente (anche no) è un compromesso trovato da me». Ruocco tutto fare? Forse, infatti due giorni dopo a proposito di quanto accadeva negli uffici ministeriali, racconta alla funzionaria, divenuta ormai depositaria delle sue confidenze: «Mi sono dimenticato ieri di dirti che il Ministro ha elogiato la correttezza di Berlusca e Meloni, che 'hanno senso dello Stato' mentre Salvini cercato 6 volte non gli ha neppure risposto ('un trappano' ha commentato). Perchè diciamolo che deve fare di piu` sto poveraccio - ha proseguito il tecnico - già abbiamo esagerato. Tanto, come ha detto la Capua, arriverà, moltissimi si ammaleranno, qualcuno morirà ma non sparirà l'umanità». In Italia, durante il mese di febbraio 2020, si iniziava a palesare la grave mancanza di Dpi, tamponi e tutto il materiale utile per affrontare e mitigare lo tsunami Covid. «Vogliono per forza farmi comprare prodotti sanitari per tutta l'Italia - scriveva Ruocco il 15 febbraio - queste sono tutte spese che poi la Corte andrà a rivedere». Lo spettro della Corte dei Conti e di un ipotetico danno erariale preoccupa Ruocco: «Gli acquisti devono essere giustificati e proporzionati comunque - proseguiva - si, già, se programmi male non è giustificato». E ancora: «Volevano 150 medici, ne ho presi 77, sono milioni. Poi c'è la parolina magica 'altre spese strettamente connesse' dove ognuno si infila - faceva notare il tecnico -. Sì, ma ora - sono certo. Il prossimo vagone del treno sarà per Spallanzani e Iss (strutture, personale, farmaci, attrezzature) e lì devi stare. Furbacchioni, ieri ho detto a qualcuno che non ho le renne parcheggiate davanti casa».

"Non si può non segnalare il ritardo del Ministero della salute nella gestione dell'emergenza. Solo il 4 marzo 2020, infatti, approntava una prima stima dei costi per l'acquisto di attrezzature ospedaliere, allorquando ormai in Lombardia vi erano già 1.820 casi, 73 deceduti e 209 persone in terapia intensiva". Questa - a tal riguardo - una delle considerazioni contenute nella chiusura dell'inchiesta dei magistrati di Bergamo che per tre anni hanno cercato di ricostruire le prime fasi della pandemia e le risposte istituzionali all'emergenza Covid.

Dopo poco meno di tre anni nel suo discorso di insediamento il premier Meloni ha ricordato alcuni momenti della gestione pandemica, oggi passata al setaccio dalla Procura di Bergamo. «L’Italia ha adottato le misure più restrittive dell’intero occidente – aveva detto il premier alla Camera dei Deputati – arrivando a limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche, ma nonostante questo è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati in termini di mortalità e contagi. Qualcosa, decisamente, non ha funzionato e dunque voglio dire fin d’ora che non replicheremo in nessun caso quel modello».

Il vice ministro in quota FdI Galeazzo Bignami nel corso di un'intervista concessa a gennaio a 'Il Giornale' non ha avuto dubbi nell'affermare che bisogna: «Fare chiarezza su tutto: dall’assenza del piano pandemico ai verbali secretati», citando anche la carenza dei Dpi e le cure domiciliari negate. Il piano pandemico «che era vecchio, non aggiornato» e che secondo lui avrebbe aiutato se attivato, «invece si è deciso di non farlo e di crearne in corsa uno nuovo. Ma ormai era troppo tardi». Un piano mai aggiornato dal 2014 al 2020, spiega Galeazzo Bignami, mentre «dal Ministero della Salute rassicuravano l’Unione Europea che il nostro sistema di preparazione e risposta era pronto ed efficace. Mentivano, sapendo di mentire».

Nel mese di ottobre del 2022 Elisabetta Gardini, deputata di Fratelli d’Italia, a 24 Mattino su Radio 24, spiegava che: «coerentemente con quello che abbiamo scritto nei programmi e con quello che abbiamo detto in campagna elettorale, noi siamo contro il green pass e contro l’obbligo vaccinale perché pensiamo che non sia questo il modo di affrontare un’emergenza sanitaria, tant’è che vogliamo una commissione che vada a valutare quello che è stato fatto, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista sanitario». Cosa è successo dal punto di vista economico? Una tragedia al motto dell'andrà tutto bene. La pandemia e le scelte del governo Conte prima e Draghi dopo sono state uno "tsunami" per i consumi: nonostante il recupero registrato alla fine del 2021, dall'inizio dell'emergenza sanitaria la crisi innescata dal Covid ha cancellato solo nel primo anno di Covid quasi 4 mila euro di spesa a famiglia, stimava Confesercenti spiegando che il dato era ottenuto dalla somma della riduzione dei consumi rispetto al livello pre-crisi. A pesare - ovviamente - sono stati i lockdown (quello ufficiale e quello ufficioso delle zone colorate) e le restrizioni a più livelli e il dramma delle imprese chiuse per decreto. Come quando la Silb (associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e spettacolo) scrisse a Draghi denunciando una situazione drammatica e chiedendo sostegni ministeriali, congrui e immediati per le 3000 imprese e i circa 100.000 lavoratori direttamente occupati e un fatturato di circa 2 miliardi di euro l’anno. Discoteche e sale da ballo tra le imprese più colpite negli anni dell'emergenza. Oppure ancora la filiera del "fatidico Sì." Il virus non ha risparmiato il settore wedding. Nella primavera del 2021 veniva stimato circa l’80 per cento del fatturato in fumo, pari a 29 miliardi di euro per il 2020 ed il 100 per cento da gennaio a marzo 2021

Il Censis analizzando, ad esempio, le dichiarazioni dei redditi 2021 riferite all'anno di imposta 2020 (anno dell'esordio pandemico e dei provvedimenti del governo) risulta che il 27 per cento dei contribuenti che dichiara circa il 4 per cento dell'Irpef totale, si colloca nella classe fino a 15mila euro; in quella tra i 15mila e i 70mila euro si posiziona circa il 70 per cento dei contribuenti, che dichiara il 67 per cento dell'Irpef totale, mentre solo circa il 4 per cento dei contribuenti dichiara piu' di 70mila euro, versando il 29 per cento dell'Irpef totale. L'incremento di oltre il 45% dichiarato nella divisione che comprende le attività degli studi di architettura e di ingegneria appare invece legato ai nuovi incentivi fiscali Irpef, quali il bonus facciate e i primi interventi per il superbonus energetico. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale del volume d'affari, le prime due regioni per numerosità di dichiaranti (Lombardia e Lazio) contribuiscono per circa il 46% al volume d'affari totale nazionale ed entrambe manifestano una variazione negativa pari, rispettivamente, a -9,7% ed a -15,6%, mentre la più marcata riduzione del volume di affari è dichiarata in Sardegna (-33,6%), regione dove hanno una quota importante le attività legate al turismo. Per l'anno d'imposta 2020, l'Iva di competenza è risultata pari a 101,6 miliardi, in calo del 7,3% rispetto all'anno precedente, con una base imponibile pari a 650,1 miliardi (-9,4%). Nel dettaglio, la divisione di attività che comprende le agenzie di viaggio, le attività di organizzazione e gestione di gite turistiche, i tour operator e le attività delle guide turistiche ha subito una riduzione di oltre il 73% del volume di affari; in quella che include il trasporto aereo o spaziale di passeggeri o di merci la contrazione è stata del 61%, mentre la fornitura di alloggi per brevi periodi a visitatori e viaggiatori evidenzia una riduzione di oltre il 50%. D'altro canto, si registra un incremento per la divisione che include i servizi postali e le attività di corriere quali il ritiro, il trasporto e la consegna di pacchi (+40%), a seguito dell'intensificarsi del commercio a distanza. 

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