Automotive
19.04.2023 - 16:34
"Il riconoscimento di crisi industriale complessa per il territorio dei sistemi locali del lavoro di Melfi e Potenza da parte del governo nazionale, che interessa 43 comuni dell'area, e' un passo in avanti ma non puo' considerarsi risolutivo di una vertenza che vede coinvolti circa 9 mila lavoratori tra diretti e indotto". Lo affermano il segretario generale della Cgil Potenza, Vincenzo Esposito e la segretaria generale della Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita. "I 20 milioni di euro di risorse nazionali a valere sulle risorse del Fondo per la Crescita Sostenibile per la realizzazione degli interventi per la riqualificazione e riconversione produttiva delle aziende della filiera automotive - proseguono - non sono sufficienti a traghettare l'area industriale di Melfi verso una elettrificazione che possa tutelare tutti i livelli occupazionali, compresi quella della logistica e della componentistica. La strada scelta dall'Ue di portare a completamento la transizione elettrica entro il 2035 e' ormai tracciata e la Basilicata non puo' farsi trovare impreparata. Invece di contestarla - aggiungono Esposito e Calamita - il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, dovrebbe invece pensare a come giocare d'anticipo. L'assenza di politiche pubbliche ha generato un divario tra l'Italia e gli altri Paesi Ue. La stessa Basilicata paga i ritardi del processo di transizione i cui accordi in Stellantis risalgono a giugno 2021. E' quindi urgente realizzare politiche industriali e un piano straordinario per l'automotive che valorizzi le potenzialita' di innovazione in una fase di grandi trasformazioni del settore con risorse adeguate: un piano straordinario che metta a disposizione investimenti e strumenti per la trasformazione industriale e l'innovazione, il rilancio della ricerca e dello sviluppo, il rinnovo delle flotte pubbliche, l'uso di ammortizzatori sociali e la formazione per la salvaguardia, la crescita e la rigenerazione dell'occupazione. Il piano industriale di Stellantis - aggiungono i due segretari - continua, invece, nella logica di annunciare le azioni stabilimento per stabilimento senza una visione complessiva. In questo quadro e' assente anche un piano sull'occupazione che possa permettere la rigenerazione occupazionale, anche attraverso strumenti come il contratto di espansione, mentre prosegue l'uscita incentivata e il ricorso agli ammortizzatori sociali con il conseguente impatto negativo sui salari delle lavoratrici e dei lavoratori. L'assenza di commesse e la richiesta di abbattere i costi da parte di Stellantis sta mettendo a repentaglio la tenuta industriale e occupazionale anche nelle aziende della componentistica. Il nostro Paese e' passato dal produrre circa 1.500.000 veicoli alla fine degli anni '90, a 473 mila nel 2022".
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