Reportage/5
05.08.2023 - 19:08
Salerno, la Costiera e il Cilento, il doppio binario del mare.
Paestum è il punto da tenere in mente quando seguendo la costa ci si sposta verso il Cilento, perché per quanto possa sembrare paradossale, Paestum ha conservato l'identità che l’ha consegnata alla storia, e quindi a noi: quello di essere la "Disneyland dall'Antichità", e seppure, in maniera totalmente inconsapevole, questo è ancora oggi: essere "Disneyland", di paese e d'Estate, perché la sua urbanizzazione, i suoi alberghi, la vendita delle case, chiavi in mano, sulla spiaggia questo hanno contribuito a farla rimare: Disneyland
Paestum come luogo per le vacanze dei borghesi campani è proprio una conseguenza del suo Parco Archeologico.
Avere casa a Paestum, con i templi come cartolina e come sfondo fisico, di fatto, ha reso nobile qualsiasi speculazione edilizia, sfrenata. Come se costruire sulla spiaggia, con la "benedizione" degli antichi e delle loro opere monumentali, desse a queste operazioni una legittimità assoluta.
Eppure il fondale del mare di Paestum è lo stesso di Campolongo, con l'aggravante che da quel lato del Sele le correnti giocano a sfavore del mare e della sua limpidezza, ma l'idea che la presenza di reperti archeologici, di pregio assoluto, rendano ogni cosa più bella è un'idea nefasta, un'idea che rende la cultura spazzatura, all'istante.
La prova di tutto questo ce la dà proprio l’estate, quando Paestum diventa la Domiziana, perdendo tutto il fascino che le deriva da essere assolutamente poco urbanizzata rispetto al mare.
Ancora una volta il mare in tutto questo poco c’entra, visto il totale sconquasso in cui versa il mare stesso di Paestum, mare che diventa città semplicemente per accumulo, nel senso che in riva al mare si compatta, grazie al calcestruzzo, ogni cosa, allevamenti di bufale compresi, che spesso e volentieri usano il mare per ripulirsi.
Agropoli
Agropoli che è cresciuta intorno alla rocca, e che ha quindi una costituzione e una costruzione antiche, ha avuto un altro tipo di sviluppo, al punto da avere preservato luoghi come la Baia di Trentova, compatibilmente con tutto ciò che il verbo "preservare" implica di questi tempi, tanto più che la sabbia di cui è composta la Baia è parte della composizione degli Alburni: le Dolomiti del Sud.
Ancora una volta la sabbia e la roccia ci appaiono, e in questo caso, diventano, una sola cosa.
Agropoli proprio perché nasce già città, nell'accezione più antica e prestigiosa di questa parola, gode del mare tutto l'anno, dovendosi difendere dal mare, e da chi continuamente cercava di conquistarla, e per queste ragioni ha imparato a starci in mare.
È evidente che anche Agropoli soffra della congestione estiva e di un piano urbanistico tutt’altro che lineare, ma più come conseguenza della modernità che di un malinteso rapporto con il mare.
Il Parco del Cilento
Dopo Agropoli e già a partire da Agropoli, la terra e il mare tornano a guardarsi e a restituire a chi li guarda il suono e i colori del Mediterraneo, una fascinazione differente da quella esercitata da Paestum.
Una fascinazione, questa, che deve fare i conti con il fatto che essendo più distante, questa parte della Campania, dagli snodi urbani più importanti, non ha subito lo stesso destino di rapina.
Almeno fino all'altro ieri.
Il Cilento, proprio perché il resto del territorio campano veniva urbanizzato, pensando sempre al mare d'inverno, era rimasto pressoché intatto. Solo i più snob si spingevano da queste parti, e infatti come la Costiera amalfitana il Cilento godeva di un turismo meno massificato, un turismo che più che la città e il cemento cercava per davvero il mare, e il suo essere eternamente uguale a sé.
A dispetto di tutto.
La difficoltà di raggiungere il Cilento, il suo entroterra, entroterra che è mare e montagna insieme, non hanno impedito che poi una volta avere aggredita la costa campana tutta, il Cilento sia diventata una tappa obbligata per guardare la terra dal mare.
Solo che a quel punto le strutture ricettive, alcune sulla spiaggia come accade ad Acciaroli, a Pioppi, a Castellabate, non sono state più capaci di assorbire i flussi turistici odierni, da qui la presenza di nuove realtà come i B&B, e la necessità per chi ha cementificato le coste campane, di approdare in Cilento, dove terra e mare si fondono e dove per questo gli interessi economici vorrebbero trovare una legittimità e una giustificazione, come se urbanizzare un luogo senza tenere in alcun conto la sua vocazione specifica fosse l'unico modo di guardare a quel luogo.
Insomma in questo caso la maledizione del mare è una conseguenza della creazione proprio del Parco del Cilento e dei flussi di soldi arrivati, al punto che anche la creazioni di un Outlet dal nome “Cilento Village” ha lo scopo di avvicinare il Cilento al resto, il resto di niente perché comprensivo della "peggio gioventù" e della peggio società, non civile, della Regione Campania. Come se il consumismo e i suoi perversi meccanismi di finta democratizzazione, potessero guardare al mare con vera comprensione, facendo fare soldi alla maniera moderna, lì dove i soldi è possibile farli solo all'antica, attraverso la cura dei luoghi e anche di quel buon vivere che ha reso famoso il Cilento nel mondo, in virtù della sua dieta che altro non è se non "il territorio nel piatto".
Slogan di moda eppure così disatteso oggi proprio nel Cilento che si vorrebbe civilizzato alla maniera consumistica, alla maniera del Villaggio Coppola.
( 5 - continua )
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