Reportage/6
10.08.2023 - 17:31
La Grande Lucania sospesa tra Tirreno e Jonio e il suo mondo anticamente contemporaneo
La ferrovia a binario unico che attraversa la grande Lucania, e che fa da ponte tra il Nord e il Sud in Italia, non guarda il mare ma attraversa la parte di Lucania interna che fa da raccordo e cerniera tra regioni diverse come la Campania, la Puglia, la Calabria. C'è poi la ferrovia a doppio binario che attraversa la costa e qui il ruolo di cerniera della Lucania è ancora più evidente, un ruolo che ha impedito alla Lucania di guardare al mare solo come un grande parco giochi estivo perché il mare in Lucania è parte del ruolo che la Regione esercita all'interno dello scacchiere dell'Italia del Sud.
Lucania o Basilicata?
Il fatto che la Lucania sia la porta verso Sud è un elemento di cui mai si è tenuto conto, al contrario si è sempre creduto che la Lucania fosse un'appendice geografica, molto poco seduttiva e molto poco utile del Paese, tanto da credere che se ne potesse fare a meno, ignorandola, eppure nei fatti non è mai stato così.
Per capirlo basti pensare alla coesistenza di due nomi: Lucania e Basilicata per definirla questa regione. Una disputa questa su i due nomi che parte da lontano e che non ha mai tenuto conto di quello che è sempre stato il nome scelto dagli abitanti che si definiscono lucani, anche perché i termini: “basilicaioti, basilicani, basilicatensi, basilicatini”, oltre a essere scarsamente eufonici sembrano essere una “deminutio ” e come tale l'hanno sempre considerata i lucani.
«La questione sulla denominazione territoriale era già dibattuta agli inizi del XIX secolo. Nel 1820, fu avanzata nel parlamento delle Due Sicilie la proposta di rinominare la province di Basilicata e Principato Citra (i cui territori corrispondevano grossomodo all'antica Lucania), con gli appellativi di Lucania Orientale e Lucania Occidentale. Il dibattito s'intensificò all'indomani dell'unità d'Italia. Michele Lacava fu uno dei maggiori promotori del ripristino di Lucania che considerava «splendido e nazionale», al contrario di Basilicata che riteneva «estranio ed oscuro», entrando in contrasto con Racioppi che difendeva il nome attuale. Lacava considerò Basilicata un nome imposto «in onore di Basilio II, imperatore Bizantino, despota feroce ed ipocrita» e riferì come Lucania fosse ancora vivo nella memoria degli abitanti a distanza di secoli. Fortunato, strenuo sostenitore del toponimo Basilicata, ritenne Lucania un ricordo del passato, rimarcando come i confini delle due regioni fossero differenti ed ebbe a dire: «nato basilicatese, basilicatese – e non lucano – spero morire». Durante il periodo fascista il territorio regionale riprese il nome Lucania, ma con la nascita della Repubblica tornò a chiamarsi Basilicata. Il dibattito sull'identificazione della regione e dei residenti persiste tuttora». Ma proprio perché gli abitanti si chiamano lucani parlare di Lucania in luogo della Basilicata è più esatto e a maggior ragione è più esatto parlare di grande Lucania, se partiamo già dal capoluogo Potenza che è «situata poco oltre gli 800 metri sul livello del mare, ha 64mila abitanti, ed è detta la “città verticale”, per la sua particolare struttura urbanistica, che colloca il centro storico nel punto più elevato della collina su cui si trova, mentre gli altri quartieri sono collocati scendendo giù. Potenza è il capoluogo di Regione più alto d’Italia, ed ha un altro primato particolare che in pochissimi conoscono: possiede il sistema di scale mobili per il trasporto pubblico più grande d’Europa, secondo, nel Mondo, solo alla capitale del Giappone, Tokyo». Un fatto questo che attesta una realtà diversa da quella di una regione arretrata, anche se dopo la proclamazione di Matera come capitale della cultura nel 2019, e già nel 2010 con il film di Rocco Papaleo “Basilicata coast to coast”(film che valse all'attore lucano nel 2011 il David di Donatello come migliore regista esordiente) qualcosa è cambiato, almeno dal punto di vista della visibilità, e anche dell'organizzazione della Regione stessa, per quanto a chi fosse rimasto all’immagine di una Lucania arretrata tutto questo possa risultare una mitizzazione priva di fondamento.
La Grande Lucania
Eppure la Grande Lucania, che non si ferma a Eboli, dove se mai in tante cose si esplica, e che va ben oltre la Calabria, non è uno slogan lanciato a vuoto e a caso, ma è una realtà importante, forte anche dell’industrializzazione che in Lucania c’è stata anche grazie alla “Cassa del Mezzogiorno”, che ha permesso al Nord di “aggredire” la Regione, in virtù dei soldi e degli sgravi fiscali elargiti alle aziende che in Lucania s’insediavano, e forte anche di quaranta anni di potere democristiano e della presenza di un ministro come Emilio Colombo che ha cercato, al di là dei limiti e delle sue ingerenze massicce, di rendere la Lucania una regione come le altre, dal fiato lungo anche in virtù della sua privilegiata posizione all'interno del Meridione. Per tutte queste ragioni la storia e il futuro di questa Regione sono tutt’altro che poco considerevoli proprio se piuttosto che percorrere la Lucania, dall'interno, con la linea ferroviaria a binario unico o con i pullman, a Battipaglia, continuiamo a viaggiare con la linea a doppio binario degli interregionali, che percorrono la costa del Tirreno e dello Jonio, permettendoci di guardare la Lucania dal mare, e solo così ci accorgiamo che esiste una Lucania fatta di sole, di profumi mediterranei, di spiagge e di insenature che niente hanno da invidiare a luoghi di vacanza più pubblicizzati e più noti, luoghi che tanto sono distanti da qualsiasi Cristo passato e presente.
Gli interregionali
Gli interregionali che da Napoli Centrale attraversano Campania, Basilicata e Calabria, coprono tutto il mondo variegato di due golfi di Policastro e di Taranto, golfi che racchiudono la Lucania e le sue storie millenarie e che contengono, soprattutto, d'estate un'umanità globale, umanità globale che sembra conoscere molto meglio degli italiani i posti dove andare a trovare refrigerio in estate, che nel caso della Lucania sono pieni di attrattive anche culturali, oltre a essere ancora competitivi a livello economico, un fatto questo economico che questa estate ha modificato di molto i flussi vacanzieri dall'Italia verso paesi come l'Albania, meno esosi e quindi più appetibili per il turismo di massa, ma che ha colpito relativamente la Lucania, basta fare un giro in rete per rendersene conto.
E infatti I treni che partono da Napoli per i due golfi non conoscono flessioni che sia estate o sia inverno perché d'inverno i pendolari che li usano per spostarsi dalle regioni di residenza per andare a lavorare in quella che di fatto è ancora la capitale del Regno delle Due Sicilie, Napoli, dimostrano l'esistenza di un altro paese che va a uguale velocità dell'altro, quello che ancora crede nel sottosviluppo lucano e che si sposta per lo stivale in Lazio, in Piemonte, in Lombardia, allo stesso modo dei paesi delle regioni a Sud, in barba a un'idea di immobilismo sociale che è solo di chi non esce mai di casa, e se si sposta utilizza l'automobile, una minoranza etnica potremmo dire in questo paese, che tutto ignora della vera vita che si fa in Italia.
Ma torniamo agli Interregionali e a quello che d'estate accade in modo particolare in Lucania.
( 6 – continua )
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