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Analisi

Massoneria, dai «niet» di Ratzinger al «dialogo interreligioso» di Bergoglio

Massoneria, dai «niet» di Ratzinger al «dialogo interreligioso» di Bergoglio

Quando un cristiano entra in Massoneria non viene più considerato in comunione con la Chiesa, Ratzinger ne compose l’ultima dichiarazione ufficiale quando era cardinale e prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il 26 novembre 1983, infatti, venne pubblicata la “Dichiarazione sulla massoneria”, elaborata dal prefetto e approvata da Giovanni Paolo II: “Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i principi sono stati sempre inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione ad essa rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione”. Il Diritto Canonico pre-riforma conteneva infatti la scomunica latae sententiae (automatica) per gli iniziati massoni.
Che Ratzinger si sia dimesso da papa dice due cose: o gli intrecci di potere interni alla Chiesa divennero per lui incontrollabili, oppure aveva soltanto preparato la strada al suo successore durante i suoi anni di pontificato. Bergoglio, infatti, nel conclave aperto dopo la morte del colosso Giovanni Paolo II, non accettò il mandato papale e dirottò i suoi voti su Ratzinger, che divenne Benedetto XVI. Lo Stato della Città del Vaticano è una monarchia assoluta, e ha le sue alleanze, anche con la Massoneria, tenute fuori dai riflettori fino al papato di Bergoglio. Le scomuniche pubblicate nel passato dalla Chiesa per la Massoneria non sono smentite con decreti pubblici nuovi, ma non hanno più valore oggi.
Sotto le umili sembianze del papa a cui piacerebbe la Chiesa povera, c’è innanzitutto il monarca. Chi si oppone al papa, che adesso è un gesuita, indipendentemente dalla fazione di cui fa parte, deve fare i conti con lui. Nella scala gerarchica delle priorità non c’è Dio, non c’è Vangelo, c’è il potere assoluto del monarca, sua santità il papa. La collaborazione richiesta da Bergoglio a Mario Draghi, prima che questi salisse al Governo negli anni scorsi, il banchiere che ha studiato dai gesuiti, fu un tentativo di trasparenza del papa che vuole riformare la Chiesa. Ma lo spostamento di danaro del papa verso Ong discutibili, che sta venendo fuori recentemente è la conferma che sia tutto fumo negli occhi anche da parte di Bergoglio. Ma tra i mass media nazionali sta passando tutto in sordina. Bergoglio ha agganci forti.
Il Vaticano è un elemento intoccabile, a primo acchito, in quanto dalla sua Banca centrale transita denaro proveniente da qualsiasi fronte, comprese le organizzazioni criminali, che usano la Banca Vaticana per depositare i propri guadagni illeciti. Allora: il ruolo del papa assume una rilevanza incredibile, egli non deve solo tenere alto il profilo di una istituzione necessaria ai giochi finanziari, ma deve anche saper tenere salde le alleanze che contano. Lo IOR serve e servirà sempre anche alla politica e l’imprenditoria di alti livelli, e attraversa tutta la storia politica italiana. Marcinkus è solo il primo dei capitoli usciti alle cronache. Un altro esempio di cui nessuno parla, fu il ruolo di “postino” di Luigi Bisignani, l’imprenditore arrestato il 15 giugno 2011 nell’ambito dell’inchiesta della presunta Loggia P4. L’ipotesi di reato all’arresto era inizialmente favoreggiamento in relazione alla rivelazione di notizie coperte da segreto. Appena laureato, Bisignani divenne capo dell’ufficio stampa del ministro al Tesoro Gaetano Stramati nei governi Andreotti tra il 1976-79. Nel 1982 il suo nome è nella lista della P2 rinvenuta a Castiglion Fibocchi, Arezzo, tessera 1689. La maxi tangente Enimont transitò dallo IOR, la Banca Vaticana, Bisignani giocò in essa un ruolo fondamentale, infatti, dichiarò a Di Pietro che Raul Gardini chiese a lui di avviare un rapporto finanziario con lo IOR, per cui si rivolse al Monsignor De Bonis e accompagnò Carlo Sama e Sergio Cusani ad aprire un conto a nome loro presso l’istituto attraverso la Fondazione San Serafino. Bisignani depositò nello IOR titoli di Stato consegnati da Cusani attribuiti a Gardini, la Guardia di Finanza ne accertò l’ammontare di 92 miliardi dei 140 che costituivano la Maxi tangente Enimont. Alla fine dell’enorme inchiesta “Mani Pulite”, in cui sembrava dovesse saltare in aria l’intero Parlamento italiano, andò bene come capro espiatorio Bettino Craxi, tutti si considerarono soddisfatti e felici, nonostante i diversi suicidi che generò l’inchiesta. E lo IOR? Nulla, perché lo Stato del Vaticano non risponde a nessuno, solo al suo dio, Mammona s’intende.
Oggi depositano nella Banca Vaticana anche i boss dell’handrangheta, perché nessuno andrà mai a controllare. Una conferma è la testimonianza dell’ex handranghetista Nino Fiume, il quale ha dichiarato in una recente inchiesta al Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo: “I soldi di Milano, la maggior parte, Peppe De Stefano e Franco Coco si vestivano da preti e li portavano in Vaticano, è tutta una storia complicata”, le intercettazioni sono state pubblicate da “LaCNews24”, il 16 febbraio 2023. Questi depositi di danaro sporco accadono sotto il pontificato di Bergoglio, ma lui è il papa che sta mettendo tutto a posto nella Chiesa. La favola è inarrestabilmente in costruzione nella complicità di molti, e non c’è modo di svegliare chi vuol dormire. Tutto è meglio che resti così.
Benché se ne dica, il Vaticano esiste e deve esistere soprattutto per il ruolo di mediazione che ha fra dinastie forti ben incastonate negli interessi dell’attuale geopolitica. E non sarà mai chiuso da nessuno, ma non perché la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo, ma perché essa è necessaria agli ingranaggi. Il discorso dei poveri e di Dio, in cui molti credono e spendono le loro forze per essi nonostante tutto questo, cosa ammirevole, è un discorso importante, ma secondario. Inoltre, ben venga che la Chiesa riceva l’8 x 1000 dai suoi fedeli, o le offerte all’Obolo di San Pietro: possono servire a tanti traffici, alcuni dei quali ultimamente stanno venendo alla luce.
L’ascesa al potere del soglio pontificio di un gesuita è il massimo storico di alleanze utili tra varie cordate di poteri, di cui lo Stato Vaticano è un tassello fondamentale, adesso è l’epoca della gestione dei gesuiti. Storicamente, i gesuiti sono i fedelissimi del papa per via del quarto voto: obbedienza al papa. Giovanni Paolo II dal 1981 fino al ‘83 ne limitò il potere con il commissariamento della Compagnia di Gesù, in quanto molti gesuiti seguivano la teologia della liberazione, di stampo marxista, in America Latina. Bergoglio era l’unico gesuita che non aderiva a tale marxismo teologizzato, inoltre era in dialogo col dittatore argentino, tramite l’ammiraglio Emilio Eduardo Massera, tesserato nella loggia P2 e amico intimo di Licio Gelli. Tutto questo gli valse la nomina a cardinale da parte di Giovanni Paolo II. Con Ratzinger i gesuiti hanno riacquistato visibilità, ma è con Bergoglio che hanno ricevuto in mano le sorti della Chiesa cattolica. Infatti, i padri gesuiti sono giustamente rinomati per la loro immensa cultura, e per la forza d’animo nelle innumerevoli missioni condotte su tutto il globo terrestre, in condizioni spesso impossibili da vivere. I gesuiti hanno lavorato in modo arduo anche per fare da collante tra la Massoneria e Chiesa nel corso del Novecento, in quanto le menti illuminate di tanti massoni non sono da racchiudere in una scomunica, secondo i gesuiti, ma anche secondo tanti prelati aderenti alla Massoneria. Per la Chiesa di oggi, la Massoneria deve essere vista come un’opportunità di dialogo, e il ruolo di Bergoglio è fondamentale in questo dialogo, che viene considerato oggi “interreligioso”. Tutto cambia, nulla si distrugge. Egli è l’uomo giusto, al momento giusto.

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