inchiesta covid
08.03.2023 - 13:53
Roberto Speranza
Il 6 aprile del 2020 il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, e il ministro Roberto Speranza stanno tenendo una delle loro frequentissime conversazioni. Già l’idea che il super esperto membro del Cts e il ministro si sentano per concordare la linea – scrive Francesco Borgonovo sulle colonne del quotidiano La Verità – è molto sgradevole, dato che dovrebbero muoversi in maniera indipendente, senza pressioni o influenze. Ma ancora più sconcertante è ciò che si dicono. Stanno iniziando a valutare l’idea di riaprire qualcosa, anche se il lockdown sarebbe finito soltanto un mese dopo. Il presidente dell’Iss invia a Speranza un documento che, a quanto si capisce, è tutto sommato ottimistico sull’andamento dell’epidemia. Poi gli scrive: «Ho appena finito tic con Inail e Merler. Riusciremo a fare un modello ancora più preciso sul tipo di attività industriale da aprire ed il suo possibile impatto. Non sarà pronta domani… perché appena esplorata ma nei prox giorni. Ti tengo informato, domani sera dopo incontro con voi ti aggiorno. Per domani presentiamo quello che già conosci».
Ed ecco la risposta di Speranza: «Domani tieniti sulle curve all’inizio. Poi vediamo domande. Due avvertimenti: 1) tutto quello che direte può finire fuori alla stampa. 2) se vogliamo mantenere misure restrittive conviene non dare troppe aspettative positive». Reazione di Brusaferro: «Ok Quindi niente modelli come quello che ti ho mandato. Ci raccordiamo domani Buona notte». Il pomeriggio seguente, quando evidentemente Brusaferro ha eseguito il suo compito rispettando le indicazioni ministeriali, la conversazione riprende. Speranza: «Ottimo. Tenete duro ora». Brusaferro: «Sufficiente?». Speranza: «Ottimo». Brusaferro: «Glielo diciamo? Che prevediamo sempre la chiusura?». Speranza: «Si. Chiaramente». Brusaferro: «Siamo stati tranchant!». Speranza: «Perfetto»
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