Il personale medico italiano assicura assistenza a 28 municipalità
07.11.2012 - 19:42
Una donna libanese col suo bambino nel Medical Care
Un sorriso, una lacrimuccia che solca la pelle color ambra di un bimbo libanese. Una scena che stringe il cuore solo a raccontarla. Viverla è tutt’altra cosa. Emozioni che si sovrappongono. Difficile descriverle. Difficile raccontare delle esperienze che quotidianamente esercitano i medici della Joint Task Force Lebanon, personale sanitario della 132^ brigata corazzata “Ariete” di stanza presso la base militare di Shama. Donne che celano il proprio volto, i propri occhi neri, la propria anima dietro un velo; uomini che vivono al limite della sopportazione umana, logorati da una povertà che qui in Libano si manifesta in ogni dove. Ed ancora bambini, piccoli, timidi, impacciati ed impauriti. Sono loro i pazienti dell’operazione Medical Care. Ogni giorno i medici conducono attività di supporto sanitario alla popolazione libanese. Ogni giorno in una municipalità diversa del sud. Ieri è toccata alla città di Al Bazuryian, in provincia di Tiro. I sanitari italiani vengono ospitati all’interno della sede comunale. Il sindaco, Ali Srour, appronta settimanalmente una stanzetta al primo piano di quello che sarebbe per noi italiani il nostro Palazzo di Città. Alla spicciolata libanesi, sunniti e sciiti, si alternano per essere visitati nella improvvisata sala d’attesa: altro non è che una sorta di reception del Comune. In quattro ore hanno visitato 26 pazienti, affetti dalle più disparate patologie. Tra loro anche due bimbi, che si nascondono dietro le gambe e dietro il velo della propria mamma sunnita. Nulla di grave, semplice influenza stagionale. I medici prescrivono farmaci, curano ferite e danno sostentamento anche psicologico. I Medical Care italiani assicurano assistenza sanitaria a 28 municipalità (Comuni italiani); mentre in tutto il Sector West ve ne sono 118. Visite che vengono effettuate con cadenza periodica negli stessi punti, nelle stesse città e negli stessi villaggi così da poter monitorare costantemente la patologia di ogni assistito. Il team sanitario è composto da un medico, un infermiere ed un assistente, quasi sempre donna e, ovviamente, un interprete. In Libano manca il sistema sanitario nazionale. Vi è una folta rete locale di strutture sanitarie private i cui costi sono esorbitanti. Una visita può oscillare dai 30 ai 50 dollari a seconda della tipologia di intervento. Naturalmente la spesa non prevede l’acquisto dei farmaci che hanno un costo a parte. Sborso esoso se si considera che lo stipendio medio di un libanese oscilla tra i 350 e i 400 dollari al mese. In città come Beirut si può arrivare anche ai 700 dollari. Purtroppo non è possibile, soprattutto nel sud, calcolare il reddito medio di ogni singolo individuo, perchè la popolazione è prevalentemente costituita da contadini, coltivatori di tabacco e di ortaggi e pescatori, con salari molto ballerini. Da maggio ad oggi i medical care italiani hanno eseguito circa 600 interventi sanitari. Singolare l’episodio avvenuto a giugno scorso, quando il personale medico ha salvato la vita ad una donna di 24 anni giunta presso il compound di Shama priva di sensi con sintomatologie tipiche dello choc anafilattico. Dopo le operazioni di rianimazione la paziente è stata trasferita presso una struttura sanitaria locale. Ora, fortunatamente, sta bene e gode di ottima salute.
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