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Il giorno dei morti

Quel Facebook dell'aldilà chiamato cimitero

In visita ai defunti, a Foggia

Quel Facebook dell'aldilà chiamato cimitero

Michele Sisbarra, poeta, scrittore e consigliere comunale di Foggia

Oggi sono stato in visita alla città dei morti, non ci vado spesso, ma a volte i miei genitori sembrano richiamarmi ad obblighi etici e morali. Questo loro mi avrebbero detto se mi fossero stati ancora un po' vicini. Era presto e non c'era molta gente e il mio andare per i viali di pioppi è accompagnato da musiche natalizie che stridono un po' con la mestizia con cui ci si approccia al luogo. Sempre, ogni volta, mi si stringe il petto e respiro a fatica, ogni volta in cui varco la soglia del cimitero. Mi appresto velocemente a raggiungere la cappella che ospita i miei genitori, un mega albergo eterno di oltre 1400 posti, progettato da me e convissuto quotidianamente con mio padre nel periodo della realizzazione. Chi me lo doveva dire che sarei stato chiamato a costruire il luogo che mi avrebbe allontanato per sempre da lui. La mia curiosità mi porta comunque a lanciare uno sguardo continuo alle fotografie infinite che affollano tristemente pareti adornate da fiori, a volte pulsanti di freschezze policrome, altre da tristi gambi che piangono il tempo dei petali andati. Tantissime foto, anziani, giovani nell'esplosione della loro vita, bambini che hanno poco da raccontare degli anni vissuti, donne, uomini, sorrisi, espressioni di sconforto. Cerco qualcuno da salutare un'ultima volta, di cui non sapevo dell'ultimo passo, ne trovo diversi, mi stupisco, a volte m'indigno per una ingiusta sentenza di vita. Foto, tante foto, come un Facebook dell'aldilà, in cui ritrovi tracce di chi avevi perso memoria. Allungo il mio passo e saluto i miei cari, bacio un'immagine che il cuore mi stringe, non basta a lenire la loro mancanza, un ultimo abbraccio mi sarebe piaciuto ma so che non posso. Esco, quasi trafelato, cercando l'auto che mi riporta di là, dove pulsa la vita che spesso dimentica la propria memoria.
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