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Lo spettacolo

Al "Giordano" di Foggia arrivano i "Cafoni" di De Virgilio con una bella prova artistica corale di Capitanata

Lo spettacolo è un racconto in cui si mescolano ricordi di amore e di vita vissuta e in cui si inserisce il fatto di cronaca: l’uccisione di un bracciante polacco. E' il racconto di una problematica seria, il bracciantato, ma senza drammaticità

Al "Giordano" di Foggia arrivano i "Cafoni" di De Virgilio con una bella prova artistica corale di Capitanata

Lo spettacolo è anche una prova corale di maestria artistica foggiana, perché Michele De Virgilio è riuscito a fare sintesi dell'esperienza di molta professionalità locale dello spettacolo, a dimostrazione che si può fare teatro di alto livello anche in Capitanata. Il 16 marzo "Cafoni" sarà in scena al "Teatro Giordano" di Foggia, i biglietti si possono acquistare qui

LA STORIA. In un piccolo paese del Tavoliere della Puglia, come ogni mattina, un’anziana bracciante si cinge il capo con un fazzoletto nero, si chiude la porta di casa alle spalle salutando una foto di Giuseppe Di Vittorio e s’incammina lungo viale del paese, stringendo un mazzo fiori freschi tra le mani: va verso il cimitero. Ci va ogni giorno sulla tomba del marito, perché, come dice la donna, da quando lui è morto, lei si sente come una sedia senza una gamba. Ma una mattina, deviando dal solito percorso tra i viali del campo santo, la donna si accorge che in un angolo di terra sconquassato era sta piantata una croce che non aveva mai visto prima, su cui qualcuno con un pennarello nero aveva scritto: sconosciuto. E nient’altro. Incuriosita, l’anziana bracciante si reca dal custode che le dice che sotto quella croce era stato seppellito un ragazzo straniero, probabilmente un bracciante stagionale, che era stato trovato vicino ad un campo, con la testa schiacciata dalla ruota di un camion. Il corpo martoriato di quel ragazzo era stato tenuto per tre mesi in una cella frigorifera dell’ospedale e, mentre le indagini dei carabinieri non arrivavano a nessuna soluzione, era stato disposto che fosse seppellito, così: “come un cane”. Al racconto del custode, nell’anziana bracciante riaffiorano i ricordi delle umiliazioni subite nei campi e in un gesto di pietà, tra l’incredulità dei compaesani, decide di dare una sepoltura da “cristiano” al quel ragazzo, vittima del nuovo caporalato, trasformando la tomba di uno sconosciuto in un sacrario dedicato ai caduti nella guerra nei campi.

CAFONI. Testi di Michele De Virgilio e Mario De Vivo Con: Michele De Virgilio, Stefano Corsi, Simona Ianigro. Musiche originali: Antonio Cicoria. Contrabbasso: Giovanni Mastrangelo. Suono percussione e tastiera Antonio Cicoria. Chitarra: Aurora Corcio. Produzione: Teatro della Polvere - produzioni AVL. Disegno luci: Aldo Bux. Video e cura del suono: Andrea Pontone.

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