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“Klod”, il cortometraggio: al centro le migrazioni e la vera storia di Klaudio Ndoja

L’intervista al regista lucano Giuseppe Marco Albano: «Questa storia è un grido di speranza per tutte quelle persone che oggi fuggono dalla guerra alla conquista di una vita migliore». In anteprima al Giffoni Film Festival

Klod, nuovo lavoro del regista bernaldese Giuseppe Marco Albano, sarà presentato in anteprima alla cinquantesima edizione del “Giffoni Film Festival”. Un cortometraggio che concentra in quindici minuti il vissuto di Klaudio Ndoja. Cosa si cela dietro i successi del cestista albanese giunto in Italia su un gommone di clandestini nel 1998? Un racconto che si inserisce in un dibattito italiano che oggi si mostra sempre più acceso e divergente sulla tematica degli sbarchi. Albano lancia il suo ultimo progetto fornendo voce a chi si trova dall’altra parte della riva, in mare aperto.

Il cortometraggio Klod si colloca all’interno della nuova sezione Generator +13 del “Giffoni Film Festival”, rivolgendosi ad un target di giovanissimi. Si fa portatore di un messaggio socio‒educativo?

«All’intero pubblico voglio trasmettere un messaggio di integrazione tutt’oggi attualissimo. Lo sbarco di clandestini in Italia è una tema attuale. Io lo ricordo con una grande storia che è quella della guerra civile albanese. Tantissimi albanesi scapparono dalla propria terra per raggiungere le coste italiane, il sogno italiano e l’aspettativa di una vita migliore. Molti di loro, proprio come il nostro protagonista Klaudio Ndoja, ce l’hanno fatta e hanno passato i primi mesi e i primi anni da clandestini fin quando, poi, sono cambiate le cose e sono riusciti a ottenere dei permessi e a diventare piano piano cittadini italiani. Klaudio Ndoja è una storia di riscatto, di forza e di amore. È la storia di un ragazzino con una grande passione, il gioco del basket, che arriva sulle coste italiane con un pallone e ci rimane per poi, dopo qualche anno, capitanare la squadra del Brindisi e portarla in serie A. Un esempio di vittoria e un grido di speranza per tutte quelle persone che oggi fuggono dalla guerra alla conquista di una vita migliore».

Un ritorno alla regia il suo su un tema particolarmente caldo. Come ha avuto origine il progetto Klod?

«Più che ritorno alla regia è il proseguo di un percorso. Ho girato il mio primo corto professionale, con una troupe vera e propria, “Il cappellino”, nel 2008 e da allora non mi sono mai più fermato. Klod più che una scelta è una storia che mi è caduta addosso. Il mio socio Angelo Troiano aveva tra le mani questo racconto e l’intento di farne un documentario. Ricordo che il cortometraggio è ispirato dal libro “La morte è certa, la vita no. La storia di Klaudio Ndoja”, scritto da Michele Pettene. Si è poi presentata l’occasione di un bando, Circe, dell’Apulia Film Commission e, quindi, siamo diventati produttori esecutivi vincendo e partecipando ad una sceneggiatura scritta da Serene Betti, Melissa Aquino e dallo stesso Angelo Troiano».

Quarta presenza per il regista lucano al festival italiano del cinema. Vi approdò la prima volta nel 2008 con Il cappellino — protagonista una ragazza affetta da leucemia — che evidenziò immediatamente la messa in scena di un genere emotivamente attento alla realtà. Nel 2010 la partecipazione con un corto dal titolo in lingua cinese Xie Zi e nel 2014 l’uscita di Thriller — ambientato nella città di Taranto — vincitore del David di Donatello 2015. Fra i molti riconoscimenti e premi ottenuti ricordiamo il Nastro d’Argento nel 2012 per il cortometraggio Stand by me.

Parliamo di cortometraggio. Quali sono i meccanismi e le peculiarità proprie di questo prodotto cinematografico?

«La linea narrativa breve deve condensare in pochi minuti un racconto che dia un messaggio. Si tratta sicuramente di un intervento impegnativo, che richiede studio e passione. Bisogna saper scrivere i cortometraggi e saperli mettere in scena. Non è solo una questione narrativa, di montaggio o di regia ma anche di produzione. Le riprese si concentrano solitamente in una settimana e si cerca di portare a casa più materiale possibile per poi non ritrovarsi scoperti e non riuscire in qualche modo a montare una storia che abbia un inizio e una fine. Speriamo che Klod abbia la stessa fortuna e successo dei corti passati e spero che questo Giffoni diventi il punto di partenza più bello per la storia di Klaudio. Ci auguriamo di non abbandonare mai il cortometraggio ma di fare film un giorno, per poi ritornare di tanto in tanto, come fanno i grandi maestri, al racconto breve».

L’opera vede protagonisti gli attori: Elton Copa, Ilir Jacellari e Rimi Beqiri.

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