L'operazione della Gdf
23.07.2019 - 13:28
"Io uno come te l'ho già mandato in galera, a te invece ti facciamo proprio sparire per sempre e ricordati che noi abbiamo tanti soldi...". Sono minacce che il sindaco leghista di Apricena, Antonio Potenza, rivolge all'uomo che lo aveva aiutato in due diverse tornate elettorali e che si era detto 'deluso' per la casa popolare che gli era stata fatta assegnare al posto del desiderato lavoro a tempo indeterminato nell'azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti nel comune.
"Quando il sindaco parlava al plurale - specifica il Gip nell'ordinanza riportando le dichiarazioni rese dal denunciante - era perché si riferiva anche all'ingegner Matteo Bianchi" finito anche lui nell'inchiesta e come il sindaco ai domiciliari, "con la famiglia del quale - scrive ancora il giudice - Potenza era legato, oltre che da vincoli familiari anche da rapporti di affari, in quanto lo stesso Bianchi, al fine di essere favorito nell'aggiudicazione degli appalti aveva aiutato il primo cittadino nella sua carriera politica".
Il primo cittadino, nel febbraio 2018, avrebbe anche costretto un componente del proprio staff a rinunciare al posizionamento ottenuto nella graduatoria finale di un concorso pubblico cui aveva partecipato, in modo tale da consentire ad un altro candidato di risultare il vincitore della selezione. Il comportamento di Potenza sarebbe stato mosso "da ragioni di natura politica, risultate prevalenti rispetto al rigoroso rispetto della legalità", fanno notare gli inquirenti. Le intercettazioni telefoniche e tra presenti e le escussioni testimoniali correlate avrebbero poi dimostrato come il sindaco di Apricena, nel gennaio del 2018, avrebbe impiegato, per sbrigare impegni di natura privata e connessi alla professione di ingegnere, l'autovettura in dotazione al Comune e destinata alle attività istituzionali.
L'ascolto del denunciante, da parte del pubblico ministero titolare delle indagini, e le conseguenti investigazioni svolte dalla Compagnia della Guardia di Finanza di San Severo e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Foggia hanno verificato la fondatezza della querela e riscontrato, in particolare, l'esistenza ed operatività ad Apricena del connubio politico - imprenditoriale che, secondo l'accusa, avrebbe condizionato le gare per l'aggiudicazione di commesse pubbliche. Sono seguite, investigazioni di natura tecnica (intercettazioni), riscontrate anche da servizi di appostamento e pedinamento e da acquisizioni documentali. L'attività di indagine si è sviluppata per un lungo periodo di tempo, in quanto nel corso delle investigazioni sono emerse costantemente nuove ipotesi di reato, con la conseguente necessità per la Procura della Repubblica di aggiornare le iscrizioni nel registro delle notizie di reato. In tutto sono 25 gli indagati. L'operazione è stata denominata 'Madrepietra', in riferimento all'estrazione della pietra l'attività economica per cui è nota la cittadina di Apricena.
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