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L'operazione

Furti auto, retata della Polizia a Cerignola: sequestrati beni per 1milione e 250mila euro, profitto del riciclaggio dei pezzi di ricambio

Sono 26 gli indagati nel Foggiano nell'ambito dell'indagine su un presunto sodalizio criminale dedito alla commissione di reati contro il patrimonio ed in particolare furto, ricettazione e riciclaggio di veicoli.

Per nove indagati sono stati disposti gli arresti domiciliari, 15 invece sono stati sottoposti all'obbligo di firma e per due obbligo di dimora.  Secondo gli inquirenti, il gruppo criminale aveva assunto i "connotati degni di una realtà imprenditoriale vera e propria che gestiva l'intera filiera della merce, ovvero dal reperimento (mediante numerosi furti aggravati di autoveicoli) alla successiva vendita "al dettaglio": 1milione e 250mila euro del profitto realizzato è stato sequestrato.

L'inchiesta, coordinata dalla procura di Foggia, ha ricostruito l'attività che avrebbe consentito agli indagati di percepire un profitto, allo stato stimato in 1.250.000 euro, per il quale è stato emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca. Stando a quanto emerso, ci sarebbero stati 4 sottogruppi. Il centro operativo era a Cerignola. Gli indagati erano "stabilmente organizzati al fine di commercializzare componenti e pezzi di ricambio su scala nazionale, sia mediante vendita diretta al cliente, sia a mezzo di vendite on line mediante pubblicità su siti internet", spiegano gli investigatori in una nota. "Ciascun indagato, all'interno del sottogruppo, sarebbe stato investito di compiti ben precisi in quanto ogni aggregazione si caratterizzava per una ripartizione di ruoli e mansioni. Si tratta di connotati degni di una realtà imprenditoriale che gestiva l'intera filiera dal reperimento (mediante numerosi furti aggravati di autoveicoli) alla successiva vendita al dettaglio", proseguono. "L'associazione per delinquere avrebbe dato prova di funzionare come un'entità imprenditoriale ben strutturata, avendo a disposizione numerose risorse e mezzi, dal denaro a beni a immobili, apparecchi telefonici, autovetture di provenienza lecita, nascondigli, disponibilità di account di posta elettronica e di spazi su internet utilizzati a scopo pubblicitario, nonché di società create appositamente e fittiziamente intestate ad alcuni partecipi al fine di attribuire, attraverso l'emissione di false fatture, una mera parvenza di liceità agli oggetti commercializzati", concludono gli investigatori.

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