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«Quando un cambiamento avviene in un modo sufficientemente lento, sfugge alla coscienza e non suscita nella maggior parte dei casi alcuna reazione, alcuna opposizione, alcuna rivolta». Olivier Clerc, "Storia di una ranocchia"
ù"Il Maestro Rotelli" vuole essere un omaggio ad un conterraneo artigiano del linguaggio, ad un’artista del verso che, come altri della sua generazione, scrive per dovere morale. È concepito per celebrare l’eclettismo, la mitopoiesi e soprattutto l’onestà e il coraggio di un poeta e di un uomo d’altri tempi, vissuto a Torremaggiore.
Cosa spinge una persona a scrivere del proprio paese? Senz’altro l’amore che nutre per la sua comunità dove è nato, cresciuto e continua, pur con grandi sacrifici, a vivere. Ma non è solo questo.
Che la grande festa degli italiani cominci: a Peterborough
17/09/2014And then without further ado, the Italian Festival will return for its sixth year on 20 and 21 September. New for this year are performances by a Sicilian brass band and Italian pop group, boxing demonstrations and a display of Italian cars. Also returning is a pop-up restaurant on Cathedral Square on the Saturday night. Peterborough is set to host a feast of all things Italian with the city’s two-day Italian Festival returning to Cathedral Square on Saturday 20 and Sunday 21 September 2014.
Gastone Mazzanti
Prezzo di vendita 20,00 €
Dettaglio prodotto
ISBN 9.788.865.720.752
Collana La nostra storia
Anno Pubblicazione 30/11/2012
Paese di pubblicazione Foggia, Italia
Legatura Cucito a filo refe
Dimensioni 21x30
N° Pagine 304
Tipo edizione Interamente illustrato
Numero edizione I
Lingua Testo Italiano
Disponibilità Poche
Spese di spedizione 0
Destinatari Pubblico generico
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Eravamo nell’anno 1944, c’era la guerra e vivevo a Fano, a due passi dal mare Adriatico. Ragazzo quindicenne, nella mia incoscienza assistevo quasi con soddisfazione alle azioni che gli aerei nemici effettuavano sovente sui due lunghi ponti ubicati non lungi dal centro, loro obiettivo. Correvo a vedere dove erano scoppiate le bombe che creavano ampi crateri, e raccoglievo schegge ancora calde. È trascorso più di mezzo secolo, ma di quel periodo ho ricordi ancora indelebili che non potrò più dimenticare. Era di grande effetto osservare il passaggio di compatte formazioni di velivoli provenienti dal Sud che procedevano verso chi sa quale bersaglio. Rombavano potenti i loro motori, carichi come erano di ordigni portatori di morte e distruzione. Fantastico, non solo per me, vedere una infinità di scie bianche che quegli aerei producevano per la condensa dell’aria alle elevate quote alle quali volavano, sì da creare tante nuvolette. Uno show! E i più grandi che sentenziavano: “Ma chi ce l’ha fatta fare questa guerra!”. Qualcuno, più informato, aggiungeva che quegli apparecchi provenivano dal meridione del Paese, specie dalla Puglia che era stata liberata e dove sembrava ci fossero molti campi d’aviazione. L’Italia aveva seguito la Germania in una avventura iniziata dal dittatore Hitler nel mese di settembre 1939. La miccia era stata accesa con l’invasione della Polonia, con l’attacco sferrato alla Norvegia e alla Danimarca, proseguito poi da truppe baldanzose, inarrestabili, con l’occupazione dei Paesi Bassi e mettendo a mal partito la Francia. Il mondo intero dovrà sempre ringraziare i piloti della Royal Air Force britannica che con eroismo impedirono l’invasione della loro isola, bloccando per la prima volta l’impeto travolgente di chi si riteneva già padrone del continente europeo. Ebbi la fortuna, una volta giunti gli Alleati nella mia città, di vivere in mezzo agli aviatori che utilizzavano il locale aeroporto. Avevano requisito un gran numero di abitazioni, parzialmente quella di casa, e spesso, ragazzo com’ero, mi facevano salire su un automezzo, un Dodge, del quale si servivano per raggiungere la base. Rischio forse di non essere creduto, ma c’erano momenti in cui mi trovavo a due passi dagli apparecchi che vedevo caricare di bombe per poi levarsi verso l’alto. Da quei tempi, l’aviazione ha fatto parte di me, e quando sono giunto al termine della attività lavorativa, il primo pensiero è stato quello di tentare di scrivere qualcosa sulle vicende belliche degli anni ’40. In virtù del notevole impegno profuso nel lavoro di ricerca, credo di essere riuscito a coronare questo sogno con alcune pubblicazioni che sembra abbiano riscosso un buon successo. Ultimato che ebbi il libro su Roma, avevo deciso di appendere le scarpe al chiodo. Ma la pressione dei miei amici più intimi e il mai svanito interesse per questo hobby da sempre cullato, mi hanno fatto invertire la rotta. Nella frequentazione degli archivi esteri di Londra e di Washington, oltre a quello della grande base aerea statunitense di Maxwell in quel di Montgomery, Alabama, a più riprese avevo notato documenti con il nome di Foggia. Ero incuriosito, desideroso di sapere il perché dei bombardamenti subiti da questa città, ma non pensavo certo di intraprendere una nuova avventura. Visitando il capoluogo dauno, traendo notizie ed informazioni da enti locali, biblioteche, cittadini, mi sono reso conto dell’immensità delle distruzioni patite da questo centro pugliese, impressionato dal numero assai elevato delle persone che persero la vita come conseguenza delle incursioni aeree. Valeva la pena di proseguire con una nuova ricerca: avanti, dunque, con Foggia. Devo confessare che il lavoro di ricerca è stato piuttosto gravoso: documenti difficilmente reperibili o ridotti in condizioni tali da dovere essere accantonati, difficoltà nel reperire fotografie. Comunque, tutto sommato, credo di avere ottenuto molto di quello che mi ero prefisso di conseguire. È una storia, quella che si racconta, sicuramente diversa da quella narrata in pubblicazioni già apparse e ciò avviene attraverso una serie di documenti originali che, è bene sottolinearlo, non sono stati oggetto di alcuna manipolazione, con un copioso numero di immagini fotografiche. Qui viene posto soprattutto in evidenza l’operato di coloro che volavano per le vie del cielo e in più occasioni maltrattarono duramente un pacifico centro della Puglia. Sfogliando queste pagine, come scorrendo un filmato, quanti hanno vissuto negli anni della seconda guerra mondiale momenti tragici, oltre ad attingere notizie finora sconosciute, potranno rivivere quei momenti difficili quando costante era il pericolo della morte. Capisco che ricordare loro il passato può significare riaprire ferite forse rimarginate ma sono certo che comprenderanno il perché di questo lavoro. /(l'Autore)
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