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Quattro ragazzi che insieme, con i loro strumenti, hanno suonato in tre continenti e condiviso il palcoscenico con alcune delle più famose band mondiali riescono a portare oltre 200 giovani in Terra Santa. Otto giorni di meraviglia, amicizia e nuove consapevolezze trascorsi in uno dei luoghi più ricchi di Storia del pianeta vengono raccontati con ironia e profondità riflessiva nelle pagine di questa graphic novel.
«Quando un cambiamento avviene in un modo sufficientemente lento, sfugge alla coscienza e non suscita nella maggior parte dei casi alcuna reazione, alcuna opposizione, alcuna rivolta». Olivier Clerc, "Storia di una ranocchia"
ù"Il Maestro Rotelli" vuole essere un omaggio ad un conterraneo artigiano del linguaggio, ad un’artista del verso che, come altri della sua generazione, scrive per dovere morale. È concepito per celebrare l’eclettismo, la mitopoiesi e soprattutto l’onestà e il coraggio di un poeta e di un uomo d’altri tempi, vissuto a Torremaggiore.
Cosa spinge una persona a scrivere del proprio paese? Senz’altro l’amore che nutre per la sua comunità dove è nato, cresciuto e continua, pur con grandi sacrifici, a vivere. Ma non è solo questo.
And then without further ado, the Italian Festival will return for its sixth year on 20 and 21 September. New for this year are performances by a Sicilian brass band and Italian pop group, boxing demonstrations and a display of Italian cars. Also returning is a pop-up restaurant on Cathedral Square on the Saturday night. Peterborough is set to host a feast of all things Italian with the city’s two-day Italian Festival returning to Cathedral Square on Saturday 20 and Sunday 21 September 2014.
Pino Autunno
Curioso che uno stadio di calcio ricordi un pioniere del basket locale. Accade a Foggia con Pino Zaccheria, morto al fronte in Albania il 4 aprile del ’41 durante il secondo conflitto bellico, ed alla cui memoria è stato intitolato l’impianto di viale Ofanto nel 1946. In molti lo hanno ribattezzato Zac, forse per un vezzo, forse per rimarcare che nel glorioso ground di via Ascoli inaugurato il 22 novembre del ’25 ed ormai prossimo ai 90 anni si sono disputate epiche battaglie. E che spesso gli avversari ci hanno rimesso le penne. Trafitti dalle acuminate lame degli irriducibili nero-rossi di Capitanata. Zac!
Prezzo di vendita 15,00 €
Dettaglio prodotto
ISBN 9.788.865.721.407
Collana Il tempo e la memoria
Anno Pubblicazione 24/12/2014
Paese di pubblicazione Foggia, Italy
Legatura Brossura
Dimensioni 15x23
N° Pagine 118
Tipo edizione Corredo fotografico storico e a colori
Numero edizione I
Lingua Testo Italiano
Disponibilità Si
Spese di spedizione 0
Destinatari Tutti
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Curioso che uno stadio di calcio ricordi un pioniere del basket locale. Accade a Foggia con Pino Zaccheria, morto al fronte in Albania il 4 aprile del ’41 durante il secondo conflitto bellico, ed alla cui memoria è stato intitolato l’impianto di viale Ofanto nel 1946. In molti lo hanno ribattezzato Zac, forse per un vezzo, forse per rimarcare che nel glorioso ground di via Ascoli inaugurato il 22 novembre del ’25 ed ormai prossimo ai 90 anni si sono disputate epiche battaglie. E che spesso gli avversari ci hanno rimesso le penne. Trafitti dalle acuminate lame degli irriducibili nero-rossi di Capitanata. Zac!
Allo Zaccheria ci ho messo piede per la prima volta esattamente 44 anni fa: era il 13 dicembre del ‘70, avevo poco più di otto anni e grazie a mio padre cominciavo ad esplorare nelle sue variegate sfaccettature il pianeta rossonero. Il Foggia era in A, pilotato dal gentleman Tommaso Maestrelli, quell’anno sarebbe retrocesso immeritatamente in B, eppure quel giorno fu capace di rispedire a casa la Lazio di Long John Chinaglia sotto una messe di gol: finì incredibilmente 5-2 con Re Cecconi, Montefusco, Saltutti e Bigon che con le loro prodezze mi mandarono letteralmente in estasi. La partita quel pomeriggio la seguii incantato dal sottotribuna, la zona franca della vecchia tribuna in cemento dove l’accesso ai minorenni era più facilmente tollerato: ricordo ancora come fosse ieri la folla oceanica all’ingresso, la trepidante attesa del pre-gara, le formazioni annunciate dall’altoparlante dall’inimitabile voce di Pertosa, il profumo inebriante dell’olio di canfora proveniente dagli spogliatoi posti a ridosso del sottotribuna, che chissà cosa daresti per risentire. E poi le curve e la gradinata in tubi innocenti, i tifosi ammassati l’uno sull’altro come sardine che ti tolgono il respiro, l’atmosfera magica e suadente che divide dalle gare che contano. Tutto very british, insomma. Nel frattempo, però, niente è più come prima. Spalti desolatamente vuoti, prefiltraggi, gabbie e barriere di ogni genere, capienza ridotta ad un quinto della sua effettiva capacità, tribuna est desolatamente chiusa. Lo Zac più che unire è diventato il luogo ideale per dividere. Tutta colpa di una normativa che se ne infischia del passato e di quello che questo stadio ha rappresentato da sempre nell’immaginario collettivo. Qualcuno, qualche tempo fa, ci ha provato a calpestare la storia dello Zaccheria e del calcio foggiano: l’idea peregrina era quella di una megastruttura, con tanto di speculazione edilizia certificata, che avrebbe dovuto sorgere alla periferia della città. Ma adesso, per favore, ridateci lo Zaccheria così come lo ricordiamo. E per sempre… (Dalla prefazione dell'Autore)
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